Lombalgia cronica e utilità di un avatar personalizzato

Il dolore cronico muscoloscheletrico può avere vita propria rispetto alla presenza di lesioni e cause fisioanatomiche. Spesso un dolore acuto induce cambiamenti che innescano il dolore cronico. La paura stessa del dolore è tra questi fattori, così come la tendenza a utilizzare sostegni esterni o a ridurre i movimenti.
Data la complessità che sottende la questione del dolore cronico, la risposta fornita dai servizi di riabilitazione non può che essere altrettanto corposa, come è in effetti la terapia cognitivo-comportamentale.

Uno studio tedesco si è focalizzato sul ruolo della riabilitazione virtuale, chiedendosi se sia possibile agire sulla paura del dolore facendo realizzare agli avatar virtuali del paziente movimenti personalizzati. Gli autori sperimentano la loro idea in modo randomizzato e controllato, coinvolgendo trentatré pazienti divisi in due gruppi: diciassette osservano e imitano in realtà virtuale un proprio avatar, mentre i restanti 16 vedono un modello videoregistrato.
In entrambi i casi, i movimenti offerti ai pazienti sono stati eseguiti in origine da una persona sana, la stessa che compare nella videoregistrazione somministrata al gruppo di controllo. I movimenti selezionati si basano su ricerche inerenti alla cinematica del movimento associato a dolore e sulle aspettative del paziente con dolore cronico.

A tutti i pazienti è stato quindi chiesto di eseguire nove ripetizioni di ognuno degli esercizi qui elencati: flessione laterale della colonna; rotazione della colonna nel piano orizzontale; sollevamento di una cassa d’acqua da 13 kg, posizionamento della stessa su una sedia per poi rimetterla sul pavimento. I partecipanti avevano la possibilità di saltare o accorciare a piacimento gli esercizi proposti, previo avviso al team di lavoro. Ogni gruppo ha seguito tre sessioni riabilitative.

Come si vede, la sola differenza nel percorso dei pazienti nei due gruppi risiede nel vedere una persona terza che esegue dei movimenti, mimandola, o nel seguire i movimenti di un avatar che ha le loro stesse sembianze. All’inizio e alla fine di ogni sessione i pazienti hanno completato dei questionari, utili per tirare le somme alla fine del lavoro. Il team ha inoltre misurato il range of motion dei pazienti. Tirando le somme, quello che si vede è che il gruppo con avatar virtuale ha provato maggior coinvolgimento negli esercizi rispetto all’altro, ma anche maggior attesa di dolore.

Tuttavia, quest’ultimo fatto non ha portato i pazienti a evitare di eseguire gli esercizi: gli autori suggeriscono che lavorare con un proprio avatar crei, in qualche modo, un disallineamento tra la paura di eseguire un esercizio e l’attesa del dolore. Come a dire che se l’avatar si muove nonostante il dolore, possono farlo anche loro. Tuttavia, i risultati di questo primo studio sono poco incisivi, richiedendo forse degli approfondimenti. Certo, utilizzare avatar personalizzati nelle sessioni di terapia cognitivo-comportamentale per il dolore lombare può essere uno strumento aggiuntivo, quantomeno per aumentare il coinvolgimento dei pazienti.

(Lo studio: Kammler-Sücker, K.I., Löffler, A. & Flor, H. Effects of personalized movement models in virtual reality on pain expectancy and motor behavior in patients with chronic back pain: a feasibility study. Virtual Reality (2023). https://doi.org/10.1007/s10055-023-00800-4)