Piede diabetico

Tra le più comuni conseguenze del diabete, soprattutto se non ben compensato, c’è la vasculapatia diabetica che porta a una cattiva irrorazione degli arti inferiori. Questa, insieme alla neuropatia diabetica, che annulla la percezione sensoriale alle estremità del corpo, portano allo sviluppo del così detto piede diabetico, caratterizzato da piaghe cutanee più o meno profonde ed estese che faticano a guarire. Tra le azioni preventive da mettere in atto c’è l’uso di scarpe ortopediche costruite ad hoc per il paziente, prive di cuciture nei punti di massima sfregatura. Purtroppo, non sempre il paziente capisce l’importanza di questi ausili ed evita di acquistarle o di utilizzarle.

Il ruolo delle motivational interviewing

Per aumentare l’aderenza terapeutica all’uso delle scarpe ortopediche in pazienti diabetici predisposti al piede diabetico, spesso non basta informare accuratamente il paziente del rischio di non portarle in sessioni dedicate ma occorre supportarne il cambiamento tramite specifiche tecniche di coaching e counsenling, come le “motivational interviewing” (MI).

Si tratta di utilizzare un linguaggio atto a convincere il paziente della necessità di cambiare, basandosi sui suoi valori e credenze. Tutto molto affascinante, ma questo approccio funziona davvero? Cerca di rispondere a questa domanda un recente studio (The effectiveness of motivational interviewing on adherence to wearing orthopedic shoes in people with diabetes at low-to-high risk of foot ulceration: A multicenter cluster-randomized controlled trial) condotto nei Paesi Bassi e pubblicato su “Diabetes Research and Clinical Practice”.

I dettagli dello studio

121 pazienti coinvolti in questo lavoro, tutti con una prescrizione per scarpe ortopediche per prevenire le ulcere da piede diabetico, randomizzati in 2 gruppi: uno seguito anche con MI e l’altro solo con un iter convenzionale.

Nel primo caso, i podiatri sono stati formati in un corso base di 3 giorni da un trainer esperto di MI a utilizzare il metodo nella propria pratica quotidiana e lo hanno fatto con i pazienti del gruppo di intervento.

I soggetti allocati nel gruppo di controllo, invece, hanno ricevuto una educazione sanitaria strutturata sulla cura del piede per evitare le ulcere. Tutti i pazienti coinvolti sono stati seguiti da 1 a 2 volte al mese per 12 mesi da un podiatra esperto e hanno ricevuto scarpe su misura come da linee guida dei Paesi Bassi. In questo caso, per avere un dato oggettivo di aderenza, le scarpe assegnate hanno un sensore di temperatura nella suola, a livello dell’arco mediano.

Ai partecipanti è stato, inoltre, chiesto di compilare il RAND-36 item Health Survey V2.0 all’inizio, a 6 e a 12 mesi, per valutare la salute del paziente, e il questionario Monitor Orthopedic Shoes post-part (MOS) a 6 e 12 mesi.

I risultati non sono positivi

Mettendo a confronto i risultati di aderenza ottenuti nei due gruppi, i ricercatori hanno ottenuto esiti simili a quelli di altri studi presenti in letteratura, ovvero tra il 22–36 % di indossamento totale o almeno pari all’80% della giornata.

In questo lavoro, tuttavia, si ottiene una aderenza maggiore per i pazienti seguiti in modo convenzionale, piuttosto che nel gruppo seguito con MI: a 3 mesi le percentuali sono rispettivamente del 30,9% e del 15,1%, mentre a 6 mesi sono del 22,1% e del 13,2%. Numeri che non giustificano, almeno al momento, gli interventi con MI.

Allo studio hanno partecipato diversi enti: l’University of Twente di Enschede e il rispettivo ospedale, la Location University of Amsterdam, l’ortopedia Voetmax e il centro Voetencentrum Wender.

Studio: Jongebloed-Westra M, Exterkate SH, van Netten JJ, Kappert KDR, Koffijberg H, Bode C, van Gemert-Pijnen JEWC, Ten Klooster PM. The effectiveness of motivational interviewing on adherence to wearing orthopedic shoes in people with diabetes at low-to-high risk of foot ulceration: A multicenter cluster-randomized controlled trial. Diabetes Res Clin Pract. 2023 Sep 12;204:110903.