L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che colpisce soprattutto i Paesi più sviluppati, influenzandone l’aspetto epidemiologico e sociale: gli anziani, infatti, sono caratterizzati da maggiore fragilità, problematiche muscolo-scheletriche e articolari, patologie sistemiche e una minore capacità di difendersi anche dagli agenti infettivi. Come conseguenza di questo cambiamento, i sistemi sanitari mondiali si stanno modificando per far fronte alle nuove esigenze di salute, puntando da una parte a un invecchiamento attivo e dall’altra alla prevenzione, in particolare supportando al meglio le fragilità dell’anziano.

Le fratture di anca

Quando in un soggetto over 65 l’indebolimento del sistema muscolare si associa a osteopenia o osteoporosi, si ha un aumento del rischio di frattura per caduta soprattutto per anca, vertebre e polso, fratture alle quali la letteratura sta dedicando, negli ultimi anni, parecchi studi.

Uno tra i più recenti valuta i fattori che consentono di prevedere quali pazienti rientreranno al proprio domicilio dopo un intervento chirurgico per correggere una frattura di anca. Intitolato “Predictive factors for home discharge after femoral fracture surgery: a prospective cohort study”, lo studio è pubblicato su “European Journal of physical and rehabilitation Medicine”. Su 109 pazienti coinvolti, solo 14 sono stati dimessi direttamente al proprio domicilio. Gli altri 95 hanno avuto bisogno di un ricovero in un centro di riabilitazione, per poterli seguire meglio e tenerne sotto controllo i parametri vitali. Alla fine del periodo di riabilitazione, 58 sono stati mandati al proprio domicilio, mentre 38 sono stati ricoverati in una Casa per Anziani.

Il protocollo di studio

Tutti i partecipanti allo studio sono stati seguiti da un team multidisciplinare e mobilizzati precocemente, il che significa al primo o secondo giorno post-operatorio o appena tolto il drenaggio, per chi lo aveva. Tutti sono stati, inoltre, seguiti da un fisioterapista esperto con sessioni di circa 1 ora e mezza, tra esercizi in reparto e in palestra. Nel complesso, il programma includeva esercizi per il controllo dell’edema e del dolore, mobilizzazione dell”articolazione, rinforzo muscolare, esercizi di mobilità a letto e momenti di educazione sanitaria per il paziente e il suo caregiver.

Il protocollo è stato seguito sia da casa che dall’ospedale riabilitativo. Gli autori hanno preso nota di una serie di aspetti, come per esempio lo stato cognitivo e funzionale dei pazienti prima del ricovero, il numero di sessioni riabilitative seguite e l’autoefficienza nell’esercizio postoperatorio.

I risultati

Gli autori hanno diviso i pazienti in 3 gruppi, mettendone poi a confronto i dati raccolti: si sono così accorti di una serie di fattori indipendenti che possono influenzare l’esito dell’intervento in termini di indipendenza.

Il primo è il genere: l’essere donna gioca a favore di un ritorno a casa. Altro fattore importante è la capacità cognitiva pre-operatoria del paziente: maggiore è, più alta è la probabilità di un ritorno al proprio domicilio. Ci sono poi alcuni aspetti che riguardano l’iter post-operatorio, in particolare un più alto numero di sessioni riabilitative seguite e una maggiore autosufficienza nell’esecuzione degli esercizi dei pazienti. Infine, conta il potersi affidare a un caregiver disponibile a seguire il paziente a casa.

Condotto dal Queen Elizabeth Hospital e dal Hong Kong Polytechnic University di Hong Kong e dalla University of British Columbia, lo studio offre agli specialisti indicazioni per poter allestire percorsi post-operatori più adeguati al recupero funzionale dell’anca, per favorire un ritorno al domicilio del paziente.

Studio: Chow ih, Miller t, pang My. predictive factors for home discharge after femoral fracture surgery: a prospective cohort study. Eur J Phys Rehabil Med 2023 Sep 26.