Intervenire sulla coattivazione muscolare anomala da ictus

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Quando l’ictus colpisce l’area motoria della corteccia subentra disabilità nell’uso degli arti. Ristabilire la funzionalità completa o parziale delle parti lese è possibile tramite percorsi riabilitativi ad hoc.

La letteratura suggerisce che questi percorsi sono tanto più efficaci quanto più la riabilitazione è precoce, così da poter lavorare al meglio sulla plasticità sinaptica.
Esiste, però, una condizione difficile da trattare: in alcuni pazienti le coppie di muscoli agonisti iniziano a lavorare insieme.
In altre parole, si co-attivano. Ciò rende il movimento difficile. Tra le coattivazioni che si possono instaurare a livello di arto superiore vi è per esempio quella tra flessori del gomito e abduttori di spalla.
Questa e altre coattivazioni rendono impossibile flettere la spalla al massimo, riducendo quindi il range of motion dell’articolazione.

A sua volta, ciò ha delle ovvie ricadute nella quotidianità dei pazienti. Uno studio statunitense ha verificato l’utilità di un’interfaccia mioelettrica computerizzata nel ridurre la coattivazione anormale generata dall’ictus e, quindi, nel migliorare la funzionalità motoria dell’arto superiore dei pazienti coinvolti.
Chiamata MyoCI, l’interfaccia è stata ideata dallo stesso gruppo di ricerca, afferente al Dipartimento di Ingegneria del Cullen College of Engineering dell’Università di Houston e al Dipartimento di Neurologia della Northwestern University di Chicago.

33 pazienti cronici, con disabilità da moderata a grave dell’arto superiore, si sono sottoposti a un training di 6 settimane con il dispositivo, e trentadue sono arrivati fino alla fine delle 10 settimane di valutazione.
Il training si basa su un gioco, personalizzato a seconda delle esigenze del paziente, in cui lo stesse deve muovere un cursore sullo schermo.

Il movimento è collegato al corretto movimento dell’arto superiore del soggetto, che è attaccato all’interfaccia mioelettrica computerizzata: l’intento è di portare il paziente ad allenare la corretta attivazione muscolare.
Gli esercizi proposti si sviluppano sul piano frontale, sagittale e verticale. Per poter muovere il cursore lungo l’asse richiesto, è necessario che i muscoli coinvolti vengano attivati singolarmente.

I partecipanti sono stati suddivisi in tre diversi gruppi in modo casuale: due gruppi hanno allenato il braccio in modo isometrico per 60 e 90 minuti rispettivamente, con un periodo di riposo, mentre l’ultimo gruppo ha lavorato per 90 minuti senza mai fermarsi. L’obiettivo era capire quale fosse il miglior approccio.
I pazienti sono stati valutati da un terapista occupazionale più volte prima, durante e dopo il periodo di allenamento.

Il primo risultato dello studio riguarda l’efficacia del metodo: poco più del 50% dei pazienti ha risposto positivamente al training.
Ciò significa che solo in alcuni soggetti il training basato su MyoCI riesce a separare la coattivazione muscolare in favore di un migliore controllo motorio.
Si tratta comunque di un buon risultato, considerando che l’intervento risulta efficace anche dopo mesi dall’evento di ictus, quando le disabilità sono considerate oramai croniche.

Servono ulteriori studi, in primis per capire quali fattori influenzano l’efficacia del training: qui gli autori hanno osservato che un allenamento continuativo, senza pause, ha una maggior efficacia.

Ci sono altri fattori in gioco? Un altro limite di questo studio è la dimensione piccola del campione. Infine, non c’è un braccio di controllo che consenta di rinforzare gli esiti qui presentati.
Al momento gli autori stanno proseguendo con il follow-up dei pazienti utilizzando una versione indossabile di MyoCI che ne rende l’uso più semplice e applicabile anche in ambiente non ambulatoriale.

(Lo studio: Seo, G., Kishta, A., Mugler, E. et al. Myoelectric interface training enables targeted reduction in abnormal muscle co-activation. J NeuroEngineering Rehabil 19, 67 (2022). https://doi.org/10.1186/s12984-022-01045-z)

Stefania Somaré