Tra le complicanze più serie di un intervento di artroplastica c’è l’insorgere dell’infezione periprotesica. Complicanza che, nonostante i continui aggiustamenti del setting operatorio e delle tempistiche di intervento, mantiene immutata l’incidenza.
Durante il congresso annuale dell’American Association of Hip and Knee Surgeons, tenutosi in Texas, il dott. George N. Guild III ha parlato del ruolo di alcune comorbidità nell’aumentare il rischio di sviluppare un’infezione periprotesica a lungo termine dopo un intervento di artroplastica di ginocchio.
Lo studio
Guild e colleghi hanno preso in considerazione 72.659 pazienti sottoposti ad artroplastica tra il 2009 e il 2021, concentrando l’attenzione sulla comparsa di infezione periprotesica nel breve o lungo periodo.
Il primo dato interessante è che l’incidenza nel lungo periodo è maggiore rispetto al breve, con valori pari rispettivamente a 1,4% e 0,9%. Inoltre, i pazienti che sviluppano infezione periprotesica a due anni dall’intervento sarebbero più giovani di quelli che la sviluppano nel breve periodo.
Gli autori del lavoro hanno valutato la presenza di comorbidità in questi pazienti. A tal fine, ai due gruppi già individuati sono stati affiancati altri 2 gruppi di pazienti che non hanno sviluppato infezione, nel breve o nel lungo periodo.
Fatto ciò, si è lavorato per individuare eventuali correlazioni tra i gruppi e 14 patologie: si è così visto che alcune aumentano il rischio di incorrere in un’infezione periprotesica, tutte croniche e accomunate dall’indebolimento del sistema immunitario.
«Si tratta di patologia renale cronica, tumore, diabete, ipertensione e artrite reumatoide», sottolinea il dott. Guild. Prendiamo il caso del diabete: elevati livelli di glucosio indeboliscono le difese immunitarie che, a loro volta, favoriscono lo sviluppo di infezione periprotesica. Ne deriva che il controllo del glucosio è un aspetto fondamentale non solo per la gestione del diabete, ma anche per ridurre il rischio di infezione periprotesica.
Attenzione alle fasi preoperatorie
Sarebbe utile inserire nell’iter preoperatorio anche una valutazione delle comorbidità del paziente, ricordando che alcune delle malattie croniche citate sopra potrebbero essere silenti, come il diabete.
Nel caso si individui una di queste patologie non ancora stabilizzata, può essere utile aspettare a intervenite con la sostituzione protesica per lavorare invece sulla malattia cronica e sul rinforzo del sistema immunitario: è questo, in definitiva, che deve intervenire per evitare che si instauri un’infezione intorno alla protesi del paziente. Un lavoro che deve proseguire anche nel postoperatorio.
Una migliore gestione delle patologie croniche potrebbe, quindi, avere un impatto positivo sulla riduzione delle infezioni periprotesiche.
Studio: Guild III GN, et al. Paper 20. Presented at: American Association of Hip and Knee Surgeons Annual Meeting; Nov. 2-5, 2023; Grapevine, Texas