La fase successiva a un evento di ictus necessita sempre di un percorso riabilitativo atto al recupero delle funzioni perse a causa dell’evento ischemico, che queste siano di tipo motorio o cognitivo. Quando sia necessario riallenare il passo, è possibile sfruttare la tecnologia robotica per assicurare al paziente un allenamento altamente personalizzato: una volta istruito dal fisioterapista, il robot riabilitativo propone al soggetto esercizi di intensità e durata costanti nel tempo, il che può avere effetti benefici sulla riabilitazione stessa. Nella maggioranza dei casi, poi, questi strumenti possono “individuare” la fatica del soggetto con alta precisione e, se necessario, supportarne l’allenamento fino a che sia necessario. Un operatore umano, per quanto esperto, potrebbe non cogliere appieno questo aspetto. C’è poi un altro punto fondamentale da sottolineare: questi strumenti registrano in modo oggettivo le performance del paziente, permettendo all’equipe riabilitativa di valutarne il reale miglioramento nel tempo e calibrarne il percorso sulle sue reali necessità. Infine, non è da sottostimare il fatto che i robot riabilitativi consentono a uno stesso professionista di seguire più pazienti contemporaneamente, riducendone allo stesso tempo lo sforzo fisico. La domanda che da tempo si pone il mondo della scienza è: questo tipo di riabilitazione va bene per tutti?
Uno studio dell’Università di Ferrara offre una risposta in tal senso, indagando la dose ottimale e il timing di un training del passo robot-assistito per ottenere esiti favorevoli.
Gli autori hanno lavorato su un gruppo di 236 pazienti con ictus sub-acuto, per il 59,32% uomini, sottoposti a un programma di riabilitazione multidisciplinare: per ognuno sono stati registrati dati clinici, come età, tipologia di ictus, tempo trascorso dall’evento acuto e una serie di esiti dell’iter riabilitativo, come lunghezza del percorso e numero di sessioni robot-assistite effettuate, così da valutare l’impatto che queste hanno sugli outcome del percorso stesso.
In altre parole, si vuole verificare quanto le misure indipendenti dalla funzionalità pesino sul successo riabilitativo e quindi sul recupero della funzionalità motoria. Gli autori hanno così osservato che i pazienti sottoposti a un minimo di 14 sessioni di allenamento hanno il 15,83% di chance in più di ottenere esiti favorevoli. Un altro fattore importante da tenere in considerazione è l’età: soggetti più giovani di 60 anni rispondono meglio a questo tipo di trattamento e hanno il 15,1% di possibilità in più di migliorare nel passo. Anche il tempo trascorso tra l’evento acuto e l’inizio della riabilitazione è fondamentale, come più volte già sottolineato in letteratura.
In questo studio gli autori indicano le 6 settimane come spartiacque: chi inizia la riabilitazione robot-assistita prima di questo periodo ha il 21,09% di possibilità in più di chi inizia dopo di rispondere alla terapia. Questi fattori sembrano essere tutti molto importanti, anche se per rendere nuovamente indipendente un paziente nel passo grande peso hanno il numero di sessioni proposte e l’età del paziente.
È noto che il recupero funzionale del passo è esito di una riorganizzazione delle sinapsi del paziente nelle aree limitrofe a quella colpita da ischemia: in questo senso durata dell’allenamento ed età sostengono probabilmente il processo plastico del cervello. Queste indicazioni sono di estrema importanza: un robot riabilitativo è una risorsa ad alto costo ed è quindi corretto destinarla prioritariamente a pazienti che possono trarne il maggior vantaggio possibile, così da renderlo sostenibile. Ecco perché, dopo aver effettivamente provato la qualità della riabilitazione robot-assistita, la ricerca sta individuando le categorie di pazienti che possono trarne maggior vantaggio. Questo studio offre, indubbiamente, alcune indicazioni molto chiare.
(Lo studio: Lissom, Luc Oscara; Lamberti, Nicolab; Lavezzi, Susannac; Basaglia, Ninob,c; Manfredini, Fabiob,c; Straudi, Sofiab,c Is robot-assisted gait training intensity a determinant of functional recovery early after stroke? A pragmatic observational study of clinical care, International Journal of Rehabilitation Research: February 7, 2022 – Volume – Issue – doi: 10.1097/MRR.0000000000000518)
Stefania Somaré