L’ictus cerebrale è tra le cause primarie di disabilità a livello globale. In Italia si stima che su 100 pazienti sopravvissuti a un ictus, solo il 25% guarisca completamente, mentre gli altri convivono con una qualche forma di disabilità. Inoltre, il 50% dei soggetti colpiti perderebbe definitivamente la propria autosufficienza a causa dei gravi deficit riportati.
Se si considera che ogni anno sono circa 150 mila le persone che incorrono in un ictus cerebrale nel nostro Paese, si capisce che stiamo parlando di numeri importanti.
La riabilitazione riveste senza dubbio un ruolo importante nel favorire un recupero funzionale che ristabilisca almeno in parte l’autonomia di questi soggetti; ci sono anzi evidenze che il recupero può continuare nel tempo se si continua a lavorare in modo efficace.
In particolare, risulta importante lavorare sull’uso dell’arto superiore e della mano e sulla qualità del passo. Quest’ultimo può essere inficiato da una serie di fattori, quali scarso equilibrio e controllo posturale, debolezza e atrofia muscolare, ridotto controllo corticospinale e sinergie muscolari anomali.
Gli esoscheletri robotici modulari
Tra gli strumenti studiati per supportare la riabilitazione del passo in pazienti con ictus cerebrale ci sono anche gli esoscheletri robotici modulari, ovvero strutture leggere che possono facilmente essere utilizzate in contesto domiciliare per conciliare un trainig intenso con le attività quotidiane svolte dalla persona. Inoltre, questi esoscheletri possono essere programmati per lavorare su particolari tipi di disabilità, senza intaccare le funzionalità che si sono, invece, preservate: ciò consentirebbe una riabilitazione altamente personalizzata.
Un recente studio statunitense, pubblicato sul Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation, valuta l’efficacia e la sicurezza di un esoscheletro robotico di ginocchio per supportare la riabilitazione al passo di pazienti con ictus seguiti in contesto ambulatoriale. Sono 41 i pazienti coinvolti, con latenza media dell’ictus di 6 anni e mezzo.
Il protocollo riabilitativo prevede 18 sessioni con l’esoscheletro nell’arco di 6-8 settimane; ogni sessione dura circa 45 minuti e prevede un allenamento al passo indossando l’esoscheletro in funzione assistiva. I 15 minuti finali di ogni sessione sono focalizzati sugli obiettivi specifici del paziente. Se necessario, i partecipanti possono utilizzare altri device assistivi al passo oppure tutori. Vediamo quali sono i risultati ottenuti dal team.
L’impatto del device sembra decisamente positivo
Le valutazioni effettuate dagli autori prima, durante e dopo il training mostrano miglioramenti in diversi ambiti del passo, in primis la velocità, che aumenta di 0,13 m/s, ma anche nella resistenza, nell’equilibrio e nella funzionalità del passo. Fuori dall’ambulatorio, si osserva un aumento significativo dei passi giornalieri, in media di 1750 passo al giorno, il che significa che i pazienti riescono a muoversi maggiormente anche nel proprio contesto quotidiano.
Infine, si osserva anche un maggior equilibrio tra emisferi a livello celebrale, il che suggerisce che la riabilitazione eseguita con questo esoscheletro sia in grado di agire anche sul disequilibrio tra emisferi che caratterizza il paziente con ictus. I risultati sono certamente significativi e da tenere in considerazione. L’esoscheletro testato è il GEMS-H della Samsung.
Studio: Macaluso R, Giffhorn M, Prokup S, Cleland B, Lee J, Lim B, Lee M, Lee HJ, Madhavan S, Jayaraman A. Safety & efficacy of a robotic hip exoskeleton on outpatient stroke rehabilitation. J Neuroeng Rehabil. 2024 Jul 30;21(1):127.