I problemi vascolari e plantari vanno affrontati insieme: un seminario a Exposanità

117

Le malattie dei vasi delle gambe e i disturbi di appoggio del piede sono aspetti che devono essere considerati in maniera olistica per arrivare a una cura adeguata. Se ne parla giovedì 18 aprile in Exposanità (sala Bellini, padiglione 21 – A83, 14:30-16:30) in un seminario di aggiornamento dedicato organizzato da Accademia Tecniche Nuove.

La relazione tra le malattie del sistema venoso degli arti inferiori e le alterazioni posturali è al centro del seminario di aggiornamento “La correzione ortesica può modificare l’emodinamica. Le sinergie con la compressione elastica”, organizzato.

A condurlo il dott. Guido Arpaia, specializzato in ematologia e in angiologia medica, già direttore di Medicina Interna dell’ASST Brianza e past president della SIAPAV, e il prof. Andrea Lauria, docente presso il corso di laurea in Tecniche Ortopediche, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Pavia.

Andrea Lauria

«Con il dott. Arpaia collaboriamo da tempo in ottica di condivisione delle competenze: io mi occupo di posturologia da anni e lui ha grande esperienza nella gestione delle patologie vascolari», riferisce Lauria. «Ci siamo accorti che molte patologie venose sono spesso associate a problemi posturali. Da qui l’idea di divulgare in questo seminario un approccio al problema in termini di diagnosi e terapia, mettendo in relazione patologie venose e muscolari e disordini posturali».

Guido Arpaia

«Il tema del seminario si conosce da tempo ma è stato sempre poco studiato e soprattutto standardizzato, non ci sono grandi indicazioni su come comportarsi», è il commento di Arpaia, «nemmeno nelle linee guida ministeriali 2017 su classificazione, inquadramento e misurazione della postura e delle relative disfunzioni si fa cenno a una valutazione vascolare».

«Spesso i medici non valutano adeguatamente i problemi plantari e i tecnici ortopedici altrettanto per i problemi vascolari: non c’è una coscienza olistica del problema ed è proprio questa la lacuna da colmare», riprende Lauria.

«Ci concentriamo sulla parte inferiore del corpo perché le patologie venose sono molto più frequenti in quella sede», puntualizza Arpaia. «Tuttavia, la problematica posturale tendenzialmente coinvolge tutto il corpo, in primis la colonna. A livello del piede ha spesso ricadute sulla dinamica venosa e obbligano ad analizzare l’aspetto posturale nell’ambito del progetto di cura».

Il piede, preziosa pompa meccanica

Nel corso del seminario l’attenzione andrà alla relazione tra problemi venosi e appoggio plantare scorretto. Il piede è infatti una delle strutture che si occupano del ritorno venoso: nelle gambe il sangue arriva tramite le arterie sfruttando la spinta del cuore che, quando supera i capillari e rientra nelle vene, si esaurisce pressoché totalmente. Il sangue, allora, per risalire lungo tutto l’arto inferiore contro gravità necessita dell’intervento di pompe meccaniche, una delle quali è rappresentata dalle strutture presenti nel piede.

«La pianta del piede è una sorta di spugna che viene compressa ogni volta che la appoggiamo per camminare», diceArpaia. «Quando compressa, spreme il sangue verso le vene delle gambe, dove interviene una seconda pompa(muscolare), che durante il cammino spinge il sangue verso l’alto. Il tutto è agevolato dalle valvole venose, che fanno sì che il sangue vada solo dal basso verso l’alto e dalla superficie in profondità». La pompa respiratoria diaframmatica completa l’emodinamica verso il cuore destro.

I problemi vascolari correlati

Quando si ha a che fare con un problema podalico (es. piede piatto o cavo), la pompa plantare non funziona come dovrebbe; perciò, si possono riscontrare patologie vascolari portando a capire che alcuni problemi venosi non possono essere risolti del tutto senza una buona efficienza della pompa plantare.

Il seminario intende richiamare l’attenzione di flebologi, angiologi, podologi, tecnici ortopedici e fisioterapisti e il messaggio è che, quando si ha a che fare con un piede problematico, bisogna pensare anche al sistema venoso sovrastante e viceversa perché se i due aspetti non vengono affrontati assieme non si può arrivare a una soluzione soddisfacente dal punto di vista funzionale e sintomatologico. Le limitazioni articolari (es. tibiotarsica), non consentendo un movimento adeguato, interferiscono con le funzionalità delle pompe venose, necessitando l’intervento fisioterapico mirato a risolvere il problema.

Lo studio di un caso clinico

Durante il seminario sarà esposto un caso clinico particolare, la storia di un ventenne portatore di vene varicose e diun problema plantare importante. «L’idea è stimolare una discussione tra i presenti per individuare il problema e capire come affrontarlo e comprendere che le due patologie non sono separate ma collegate: è un solo problema che va affrontato da due punti di vista diversi», precisano i relatori.

Osservare il paziente mentre cammina è fondamentale ed è basilare per mettere in relazione patologie venose e disordini del piede: più si riesce a correggere il cammino più diventa efficace il ritorno venoso che fa arrivare il sangue al cuore e fa funzionare bene l’organismo. In quest’ottica è fondamentale realizzare uno studio posturometrico del caso che si sta osservando: strumenti quali pedane pressorie e sensori inerziali permettono di valutare la postura (posizione del centro di pressione del corpo, superficie d’appoggio, proiezione del baricentro) e di oggettivare parametri utili per definire determinati atteggiamenti fisiologici o patologici.

Doppio approccio, vascolare e posturologico

«Questo esame fornisce dati oggettivi che rappresentano il linguaggio comune attorno al quale fisiatra, ortopedico o vascolare possono dialogare sul benessere del paziente», commenta Lauria. «Interpretando i dati che dipendono da un esame posturale, il vascolare ha gli strumenti per comprendere in modo più approfondito l’origine del problema», aggiunge Arpaia.

L’iter di diagnosi ha una doppia possibilità: il paziente accede al sistema dopo una visita dall’angiologo o dal chirurgo vascolare, il cui esito suggerisce che accanto a deficit venosi, dai meno gravi ai più seri, sono presenti alterazioni posturali e indirizza allo specialista per un esame posturale; oppure, su indicazione del posturologo, il paziente svolgeun esame posturale, che identifica possibili problemi venosi e indirizza dal medico vascolare.

«L’esame posturale è uno strumento funzionale alla diagnosi e alla cura ma va analizzato e studiato dai due punti di vista», riprende Lauria. «Il lavoro quotidiano e lo studio dei numerosi casi clinici che abbiamo affrontato nella pratica clinica ci ha reso consapevoli che nella maggioranza dei casi i problemi plantari e venosi sono strettamente connessi e si condizionano a vicenda».

«A questo si aggiunge il sovrappeso, che riguarda buona parte della popolazione occidentale e che sovraccarica dal punto di vista meccanico gli arti inferiori e quindi i piedi», aggiunge Arpaia.

Come si interviene

«Il problema va affrontato complessivamente o comunque guardando entrambi gli aspetti, perché le statistiche dicono che sono correlati», ribadisce Lauria.

In un paziente con entrambi gli apparati deficitari (appoggio scorretto e, per esempio, vene varicose) può essere necessaria una sinergia tra correzione ortesica e uso della calza elastica terapeutica, per ottenere un risultato migliore. La correzione ortesica resa dal plantare fa sì che le strutture podaliche tornino a lavorare adeguatamente, aiutando la risalita del sangue lungo l’arto inferiore. Un corretto approccio ortesico può essere efficace per ristabilire una corretta postura e, a cascata, la soluzione dei problemi vascolari. La compressione elastica terapeutica, invece, agisce soprattutto sul sistema venoso superficiale, in particolare se malato, accelerando e costringendo il flusso maggiormente verso vene più profonde, con valvole sane, rendendo più efficiente il ritorno venoso.