L’artrosi di ginocchio è tra le più comuni cause di disabilità nel mondo, determinando dolore e difficoltà al passo che portano molti dei soggetti colpiti a ridurre la propria mobilità. È difficile trovare stime precise dell’incidenza che la gonartrosi ha nel nostro Paese, ma sappiamo che nel complesso le artrosi sintomatiche colpiscono circa 4 milioni di Italiani e che le due forme più diffuse sono a carico dell’anca e del ginocchio, appunto.

Sappiamo, inoltre, che questi numeri sono destinati a crescere, vuoi per il continuo invecchiamento della popolazione, vuoi per la maggior diffusione di alcuni fattori di rischio, in primis il sovrappeso e l’obesità. Occorre dunque lavorare di prevenzione e di diagnosi precoce. Ma come? Nella maggioranza dei casi, la radiografia non è infatti in grado di individuare un’artrosi esordiente: ciò che si può fare, o che si intende fare, è dunque stratificare la popolazione di chi ha già sintomi da artrosi ma non ha segni radiografici per categorie di rischio.

In questo modo sarà possibile iniziare a lavorare sui fattori di rischio modificabili e non, per rallentare la progressione di malattia, per esempio.

Proposto nuovo modello predittivo

Di recente la rivista Annals of the Rheumatic Desease ha pubblicato uno studio spagnolo in cui gli autori propongono proprio un nuovo modello predittivo basato su dati anagrafici, dati clinici e il dosaggio di 4 proteine che agiscono da biomarcatori, ovvero apolipoproteina A-I (APOA1), apoliproteina A-IV (APOA4), zinco-alfa-2-glicoproteina (ZA2G) e alfa-2-antiplasmina (A2AP).

I biomarcatori selezionati sono stati identificati in un precedente studio del gruppo, nel quale sono state messe a confronto le proteine presenti in pazienti con o senza artrosi di ginocchio conclamata. Teoricamente, quindi, il dosaggio di queste proteine dovrebbe modificarsi in presenza di gonartrosi. Giocando con queste variabili i ricercatori hanno quindi sviluppato diversi modelli, osservandone poi l’efficacia su un gruppo di 282 pazienti con dolori da artrosi al ginocchio ma senza segni radiografici.

Obiettivo, capire quale modello consente di individuare i pazienti che svilupperanno segni radiografici entro 8 anni, così da poterli sottoporre a una serie di trattamenti preventivi.

I risultati delle analisi

Una volta applicati i modelli ai dati dei pazienti inclusi nel lavoro, gli autori hanno individuato il modello più efficace, ovvero quello che prende in considerazione solo genere età e BMI del paziente, valori dello score Womac e la presenza dei biomarcatori.

Sembra che basti includere nel modello i valori di ZA2G, A2AP e APOA1 per ottenere un’area di 0,831, risultato del processo di validazione esterna su i dati di 100 pazienti. Occorrono ora ulteriori verifiche, ma sembra che questo nomogramma riesca a stratificare la popolazione con dolore al ginocchio in fasce di rischio per lo sviluppo di gonartrosi, indicando i soggetti che devono intraprendere prima delle strade preventive e terapeutiche e che necessitano di un follow up più serrato.

Studio: Paz-González R  et al. Prognostic model to predict the incidence of radiographic knee osteoarthritis. Annals of the Rheumatic Diseases Published Online First: 05 January 2024.