L’intervento di protesizzazione di ginocchio, totale o parziale che sia, è una fase di un iter spesso lungo che consente al paziente di gestire e ridurre dolore e limitazioni funzionali legate all’osteoartrosi. Anche l’esercizio e la riabilitazione sono parte di questo percorso.

Affinché l’attività fisica mirata al rinforzo della muscolatura che tiene in asse il ginocchio agisca positivamente sulla funzionalità articolare e sul dolore è però necessaria costanza da parte del paziente.
Uno studio australiano ha verificato l’efficacia di un protocollo atto ad aumentare l’aderenza terapeutica dei pazienti (JAMA Intern Med. Published online April 12, 2021. doi:10.1001/jamainternmed.2021.0991).

A condurre lo studio sono state l’Università di Melbourne e l’Università Monash, sempre a Melbourne.
Il protocollo prevede l’invio automatico di messaggi di testo web ai pazienti con osteoartrite di ginocchio per 24 settimane al fine di supportarne un cambio di abitudini e atteggiamento e spronarli all’attività fisica. 206 pazienti adulti hanno partecipato a questo studio randomizzato: il gruppo di studio ha potuto accedere a un sito con informazioni sull’osteoartrosi di ginocchio e sull’importanza dell’attività fisica per gestirla al meglio e ne ha anche ricevuto messaggi di testo personalizzati; il gruppo di controllo ha avuto solo accesso al sito.

Gli autori hanno confrontato l’andamento del dolore e della funzionalità fisica tra i partecipanti dei due gruppi dopo 24 settimane di percorso, trovando miglioramenti più marcati in coloro che hanno ricevuto un sostegno via messaggio.
Gli autori si dicono convinti che interventi simili a questo, automatici e privi di supervisione, ma capaci di incentivare all’esercizio fisico e ai corretti stili di vita, possano aiutare i clinici nella loro attività.
Si ricorda che il numero di pazienti che soffre di dolore al ginocchio è in continua crescita nel mondo, sia a causa di una vita sempre più sedentaria che di un generale aumento del BMI.
Prevenire le forme più gravi di osteoartrite è importante, anche perché dare una protesi a pazienti troppo giovani (sotto i 60 anni) potrebbe essere controproducente.

Stefania Somaré