Fratture vertebrali e riposo a letto, uno studio giapponese

Secondo la Fondazione Internazionale dell’Osteoporosi, nel mondo si registrano ogni anno 8,3 milioni di fratture da osteoporosi, pari a 1 ogni 3 secondi.

A esserne colpite sono in misura maggiore le donne. L’osteoporosi indebolisce nel tempo tutti i distretti del sistema scheletrico, determinando, soprattutto dopo i 65 anni, alta frequenza nelle fratture di anca, avambraccio, caviglia e vertebre.

È importante sottolineare che, in un sistema corpo che mal gestisce il metabolismo del calcio, ogni frattura avvenuta aumenta notevolmente la probabilità di incorrere in una seconda frattura allo stesso livello.
Quali casi possono essere affrontati conservativamente e, nel caso, come farlo? Esistono parametri di risonanza magnetica che permettono di riconoscere i soggetti con frattura vertebrale che difficilmente risponderanno a un trattamento conservativo e che dovrebbero essere, quindi, avviati a un percorso chirurgico.
In questo contesto, un gruppo di lavoro giapponese ha valutato il valore terapeutico di un allettamento di due settimane sul percorso conservativo.
Sono stati scelti due ospedali: in uno si consigliava ai pazienti ricoverati per frattura vertebrale di stare a letto per il periodo di tempo stabilito, mentre nell’altro non si davano indicazioni. In tutti i pazienti coinvolti sono stati 116 per il gruppo “riposo” e 108 per l’altro.
Tutti i pazienti sono stati poi osservati per 6 mesi per individuare differenze tra i due gruppi nella transizione alla chirurgia, nella guarigione, nella progressione del collasso vertebrale e della cifosi locale e, infine, nell’autonomia quotidiana.

Il confronto su tutti i pazienti dei due gruppi non ha evidenziato differenze importanti, ma se ci si concentra solo su quelli con indici di RMI negativi per il trattamento conservativo, rispettivamente 45 e 37, le cose cambiano.
Per esempio, in questa particolare popolazione di pazienti, quelli messi a riposo mostrano un tasso di transizione alla chirurgia significativamente inferiore, conseguente probabilmente a una ridotta progressione di patologia: si osserva infatti che nel gruppo “riposo” il collasso vertebrale è progredito nel 6,4% dei casi, contro il 20,9% dell’altro… similmente, la cifosi locale è peggiorata di 2,4° nei soggetti messi a riposo contro gli 8,8° degli altri.

Gli autori si chiedono, quindi, se in questa specifica popolazione di pazienti con frattura vertebrale non sia conveniente suggerire un riposo a letto, nonostante questo venga di norma sconsigliato, perché può portare a indebolimento muscolare e successiva difficoltà nel passo.
Va sottolineato che questo è uno studio di livello II e quindi i risultati devono essere confermati. Sono coinvolti l’Università di Tsukuba, con il “suo” Mito Kyodo General Hospital, il Showa General Hospital di Kodaira e il Kenpoku Medical Center Takahagi Kyodo Hospital.

(Lo studio: Funayama T, Tatsumura M, Fujii K, Ikumi A, Okuwaki S, Shibao Y, Koda M, Yamazaki M; Tsukuba Spine Group. Therapeutic Effects of Conservative Treatment with 2-Week Bed Rest for Osteoporotic Vertebral Fractures: A Prospective Cohort Study. J Bone Joint Surg Am. 2022 Aug 24. doi: 10.2106/JBJS.22.00116. Epub ahead of print. PMID: 36005391)

Stefania Somaré