Fragilità ossea. Dipende da un gene

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Uno studio dell’Ecole Polytechnique Federale di Losanna, pubblicato dalla rivista Cell, ha utilizzato la “genetica nel mondo reale”, un metodo poco usato ma che può rivelarsi molto utile per studiare le ossa fragili. Il metodo, spiegano gli autori, consiste nell’osservare grandi popolazioni di cavie non geneticamente modificate, isolando i geni responsabili della caratteristica cercata. Questo tipo di approccio è molto più costoso e lungo degli altri, ma permette di ottenere ottimi risultati. «Abbiamo confrontato il genoma di topi con una struttura ossea fragile con quelli più robusti», raccontano i ricercatori, «isolando il gene responsabile della fosfatasi alcalina, un processo il cui malfunzionamento porta a varie forme di patologie ossee. Questo ci permetterà, per esempio, di studiare una possibile terapia per l’osteoporosi che coinvolga gli enzimi che entrano in gioco in questo processo».