Si valuta l’efficacia della PNF (proprioceptive neuromuscolar facilitation) nella riabilitazione degli arti superiori di bambini con paralisi cerebrale infantile (PCI), ottenendo esiti interessanti.

La PCI è il disturbo neurologico più frequente in età infantile, causata da un danno a carico del sistema nervoso centrale durante lo sviluppo del soggetto, spesso durante il parto o nei giorni successivi. In alcuni casi altamente debilitante, si tratta però di una patologia che non progredisce nel tempo. Inoltre, PCI rimanda a uno spettro di sintomi possibili, a carico tanto dell’apparato muscoloscheletrico che di quello sensoriale e cognitivo, dipendenti dalla dimensione della lesione permanente e dalla sua posizione.

I bambini con PCI devono seguire un percorso riabilitativo personalizzato che muta nel tempo, per adeguarsi ai miglioramenti del soggetto e comunque all’andamento del suo stato.

Oggi non di rado in questi percorsi riabilitativi vengono utilizzati anche dispositivi tecnologici, come per esempio dei robot riabilitativi e la realtà virtuale.

Un recente studio turco, pubblicato su Early Human Develpment, indaga invece l’efficacia della “facilitazione propriocettiva neuromuscolare” (PNF) nel migliorare la forza muscolare e il controllo del tronco e le abilità funzionali in bambini con PCI.

Lo studio

Concetto sviluppato a partire dal lontano 1947 dal dottor Herman Kabat e dai fisioterapisti Margareth Knott e Dorothy Voss, la PNF non è un metodo, ma un approccio al paziente basato sul principio di facilitazione del movimento, trattamento e tecniche specifiche che consentono un alto livello di personalizzazione. Parlando di PCI, esistono studi in letteratura che mostrano l’efficacia del PNF su forza e funzionalità degli arti inferiori.

In questo studio, gli autori vogliono verificare se l’approccio possa essere efficace anche nella gestione del tronco, confrontandolo con gli esiti ottenuti con la Terapia del neurosviluppo (NDT).

A tal fine, sono stati coinvolti 30 pazienti con PCI e spasticità di livello I o II secondo la classificazione di Gross (GMFCS) e la classificazione dell’abilità manuale (MACS), divisi nel gruppo di studio e in quello di controllo.

Il percorso fisioterapico è durato per tutti 6 settimane. Gli effetti ottenuti sulla destrezza nell’uso delle mani e delle dita sono stati misurati con la scala ABILHAND-Kids per l’abilità manuale, il test Purdue Pegboard, il test Nine-Hole Peg e il test Jebson-Taylor Hand Function. Per quanto riguarda la forza muscolare, invece, è stato utilizzato un dinamometro Jamar.

La PNF risulta migliore del NDT su tronco e arti superiori

Nel loro insieme, i risultati ottenuti consentono di affermare che la PNF determina risultati migliori per i bambini con PCI rispetto al NDT, tanto nel controllo del tronco, che nelle abilità legate all’arto superiore e alla mano. Si vede migliorare anche la forza muscolare prossimale e la forza di presa.

Per scendere nel dettaglio, i pazienti inclusi nel gruppo di studio hanno ottenuto miglioramenti nella flessione, adduzione ed elevazione della spalla, nell’elevazione della scapola e nell’estensione del gomito. Inoltre, si osservano rinforzi nella presa della mano e delle dita.

Studio: Adiguzel H, Kirmaci ZIK, Gogremis M, Kirmaci YS, Dilber C, Berktas DT. The effect of proprioceptive neuromuscular facilitation on functional skills, muscle strength, and trunk control in children with cerebral palsy: A randomized controlled trial. Early Hum Dev. 2024 Apr 15;192:106010.