Chirurgia della cuffia dei rotatori e controllo del dolore

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sindrome spalla

Sottoscapolare, sovraspinato, sottospinato e il piccolo rotondo sono i muscoli che inseriscono sull’omero e, con i loro tendini, originano la cuffia dei rotatori, fondamentale per mantenere la testa dell’omero compressa e centrata sulla glena della scapola. Quando questa struttura viene lesionata si ha quindi una instabilità della spalla. Non solo. La cuffia dei rotatori permette anche alla spalla di effettuare la rotazione interna ed esterna. Con l’avanzare dell’età è possibile che questa struttura si lesioni, ovvero che i tendini che la compongono si lacerino parzialmente per usura e indebolimento del tessuto stesso.

Concorrono a questa situazione l’aver praticato lavori usuranti per la spalla e i traumi, che di norma però non fanno che peggiorare una situazione di lesione già in atto. Nella maggioranza dei casi non è necessario intervenire chirurgicamente, ma quando il paziente sia ancora giovane e in età lavorativa, allora può essere utile farlo. Due le vie principali di intervento chirurgico: quella open e quella artroscopica. In entrambi i casi, nel postoperatorio il paziente sentirà dolore ed è necessario somministrargli un trattamento analgesico. Tradizionalmente i farmaci più utilizzati in questa fase del percorso perioperatorio sono gli oppioidi, ma da tempo si stanno cercando alternative: gli oppioidi sono infatti sostanze che possono dare dipendenza e necessitano di alcuni accorgimenti.

Inoltre, man mano che la ricerca prosegue, si è anche scoperto che un approccio multimodale, basato su una serie di farmaci e metodiche, dà esiti migliori nella gestione del dolore. Uno studio statunitense ha presentato i risultati di un protocollo analgesico multimodale che non fa uso di oppioidi nel trattamento del dolore postoperatorio di pazienti che hanno ricevuto una riparazione primaria della cuffia dei rotatori con artroscopia. 40 i soggetti coinvolti, divisi in due gruppi per realizzare uno studio randomizzato: 23 nel gruppo di controllo, trattato con narcotici tradizionali, in particolare con 4 pillole al giorno di ossicodone 40 mg per 10 giorni; 17 nel gruppo di studio, trattati con un mix di ketorolac, gabapentin, metocarbanolo e paracetamolo per 10 giorni. L’esito più importante è che il metodo multimodale consente di ridurre di molto il dolore provato ai giorni 1 e 4 post-intervento rispetto ai narcotici, con valori della scala VAS rispettivamente di 3.7± 2.2 e 2.4 ± 2.2 contro 5.7 ± 2 e 4.4 ± 2.7. Anche l’indice PROMIS-PI è migliore per il trattamento multimodale rispetto a quello tradizionale.

I pazienti hanno inoltre sottolineato altri due vantaggi del nuovo protocollo: riduce i giorni con costipazione e con difficoltà di digestione. Gli oppioidi, in particolare, sono noti per provocare stitichezza, il che ne aumenta l’effetto tossico e di dipendenza. Il dott. Toufic R. Jildeh, primo autore dello studio, dice: «in linea con gli sforzi nazionali di ridurre la dipendenza e il consumo di oppioidi, questi risultati suggeriscono che un protocollo multimodale privo di oppioidi possa essere una valida alternativa alla gestione del dolore post-operatorio dopo una artroscopia per riparare la cuffia dei rotatori». Esito che alimenta altre esperienze già raccontate in letteratura e supportate anche dall’uso in corsia dei professionisti.

(Lo studio: Jildeh TR, et al. Arthroscopy. 2021;doi:10.1016/j.arthro.2021.11.028)

Stefania Somaré