Nei pazienti con diabete la neuropatia, responsabile dell’assenza di percezione tattile alle estremità, lavora in sinergia con la vasculopatia portando alla formazione di ulcere più o meno estese la cui guarigione è oltremodo difficoltosa. Concorrono a questo processo la pressione esercitata dal corpo sulla pianta del piede, eventuali deformazioni ossee a carico del piede, tipiche del diabete, e la tipologia di scarpe utilizzate.
Un paziente diabetico ben istruito deve controllare le estremità di frequente alla ricerca di lesioni, anche le più piccole, per curarle in modo tempestivo: maggiore è l’estensione di queste lesioni, infatti, e più lungo può essere il processo di guarigione. Processo che in alcuni casi è fallimentare: lo dimostra il fatto che, ancora oggi, il diabete è una delle principali cause di amputazione del piede e di sue parti, e non solo.
La prevenzione è, per questi pazienti, di fondamentale importanza. In più gruppi di ricerca si lavora allo sviluppo di sistemi economici e facili da utilizzare per monitorare le variazioni di pressione a carico del piede: le lesioni tendono infatti a formarsi laddove ci sono picchi di pressione.
Il diabete di tipo 2 è spesso associato al benessere di un Paese, essendo per lo più legato ad abitudini alimentari, ma questa patologia è diffusa anche in Paesi poveri o a medio reddito, come il Bangladesh. Qui la popolazione ha abbandonato le abitudini alimentari tradizionali, spesso in favore di cibo più ricco e pesante… inoltre, rispetto a qualche decennio fa, anche il lavoro nei campi è calato e, con esso, l’attività fisica.
Il Bangladesh vive quindi un’epoca di aumentato indice di massa corporea e sovrappeso, ai quali si affianca l’ipertensione. Queste, probabilmente, le ragioni dell’aumentata incidenza del diabete in questo Stato, come indicato in uno studio dell’agosto 2021 (https://doi.org/10.1101/2021.01.26.21250519).
Si tratta di uno studio ancora non sottoposto a peer-review ma comunque valido per capire quanto è diffusa qui questa patologia: nel 2019 nel Paese c’erano 8 milioni e 400 mila adulti affetti da diabete mellito, un numero che si pensa raddoppierà entro il 2045. Non solo. A questo numero occorre aggiungere un ulteriore 3 milioni e 800 mila persone in pre-diabete.
È quindi chiaro che anche in questo Paese, densamente popolato e considerato tra i più poveri dell’Asia, deve fare i conti anche con il piede diabetico, la cui cura puntuale richiede esperienza, lavoro di equipe e conoscenza delle più nuove metodologie di intervento. Qui, come in tante altre aree del mondo, si lavora quindi anche per trovare strumenti che favoriscano la prevenzione del piede diabetico.
Di recente una squadra dell’American International University-Bangladesh (AIUB) di Daca ha presentato una soletta dotata di sensori capace di misurare la pressione statica media esercitata a livello di pianta del piede e tallone dal corpo.
Morbido, leggero, comodo e facile da indossare, il sistema è stato testato su dieci soggetti con e senza diabete per capire se proseguirne lo studio o meno: il sistema di è dimostrato efficace, come accennato, di misurare la pressione statica media a livello della pianta del piede in diversi gruppi di persone.
I sensori di pressione utilizzati dagli sono tessili e il metodo ideato per l’acquisizione delle misurazioni è semplice da utilizzare fagli utenti. Il sistema deve essere ora valutato su un maggior numero di soggetti ed è anche necessario valutarne la reale capacità preventiva nei confronti dello sviluppo di lesioni e ulcere.
(Lo studio: Alam NN, Faiz R, Imam MH. Development of a low-cost textile sensor based insole to monitor foot pressure of diabetic patients. J Med Eng Technol. 2022 Feb 25:1-12. doi: 10.1080/03091902.2022.2041748. Epub ahead of print. PMID: 35212583)
Stefania Somaré