Una review nordeuropea ha valutato le possibili applicazioni dell’ecografia allo studio e alla valutazione dell’artrite reumatoide (Terslev, L., Hammer, H.B. Ultrasound may improve patient care. Clin Rheumatol (2020). https://doi.org/10.1007/s10067-020-05071-x).

In particolare, l’ecografia si è dimostrata utile nell’individuare presenza di depositi cristallini, entesiti e sinoviti, in quest’ultimo caso divenendo anche strumento per stabilire il grado d’intensità della patologia.

Inoltre, sempre restando nell’ambito dell’artrite reumatoide, l’ecografia sembra riuscire a individuare articolazioni colpite che sfuggono alla visita clinica: non a caso l’ecografia è stata inserita nei criteri di classificazione dell’artrite reumatoide EULAR/ACR.

Esistono, tuttavia, sfide che richiedono che siano stabilite delle soglie per favorire la diagnosi: un esempio è l’individuazione di sinoviti a livello delle articolazioni metatarso-falangee del piede.

Lo studio evidenzia, altresì, che spesso la valutazione dei clinici differisce dagli esiti di un’ecografia: nel tempo diversi studi si sono concentrati su queste discrepanze.

In questo ambito, un aspetto importante riguarda l’importanza data alle articolazioni doloranti e gonfie: queste sono di norma utilizzate dal clinico per valutare lo stato di attività dell’artrite reumatoide e spesso pesano molto negli score.
Recenti studi hanno però messo in discussione questa certezza: sembra infatti che vi sia scarsa associazione tra articolazioni doloranti e sinoviti accertate da ecografia.

Per avere score che fotografino davvero lo stato della malattia è quindi necessario valutare la presenza di reale infiammazione quando vi sia un’articolazione dolente.

Si è poi osservato che l’introduzione dell’ecografia nel percorso di cura di pazienti con artrite reumatoide porta alcuni medici a modificare radicalmente la terapia di corticosteroidi prescritta.

Lo studio, insomma, porta molti esempi che evidenziano l’importanza dell’ecografia in questi percorsi diagnostici e nei follow-up, non solo nell’artrite reumatoide ma anche per esempio nella gotta, dove individua facilmente i depositi di cristalli di acido urico a livello di articolazioni, tendini e tessuti molli, anche in assenza di sintomatologia, consentendo di mettere in atto strategie di cura prima che la patologia si manifesti.

Spesso, sottolineano gli autori, l’ecografia dà risultati paragonabili alla RM, che è però più costosa da effettuare.

Occorre che gli operatori siano ben formati ed esperti, per poter utilizzare al meglio l’ecografo, e che lo stesso ecografo sia in buono stato, meglio se recente.
Altre patologie per le quali occorre studiare meglio l’uso dell’ecografia sono le osteoartriti e le osteoartriti erosive.

Stefania Somaré