Valutata efficacia di sinergia tra rilascio miofasciale e allenamento con restrizione del flusso sanguigno per la gestione del dolore alla rotula.
Il ginocchio è una delle articolazioni del corpo maggiormente caricate durante il movimento, che si cammini, si corra o si salti; va quindi protetta con esercizi mirati a sviluppare una muscolatura di arto inferiore tonica e armoniosa.
Tra le cause della sindrome femoro-rotulea viene annoverata la debolezza della muscolatura della gamba che consente movimenti anomali della rotula e, di conseguenza, un aumento dell’attrito con il resto dell’articolazione, soprattutto in soggetti con muscolatura forte a carico della coscia.
Dal momento che questa sindrome può essere molto dolorosa e diventare debilitante, un team di ricerca del Wuhan Institute of Sports ha testato un approccio terapeutico composto da sessioni di mobilizzazione dei tessuti molli assistita da strumenti (IASTM) e sessioni di allenamento con restrizione del flusso sanguigno. Lo studio ha coinvolto 26 atleti con sindrome femoro-rotulea.
Studio e obiettivi
Gli autori hanno suddiviso il campione in 2 braccia: uno trattato con la combinazione detta sopra e l’altro solo con la tecnica IASTM.
Obiettivo del lavoro, confrontare gli esiti su alcuni indicatori: scala VAS per la variazione del livello del dolore; il Lysholm knee score per l’abilità funzionale; il test di massima forza muscolare isometrica degli estensori degli arti inferiori per la forza; il Modified Thomas test (MTT) per la mobilità articolare.
Tutti i soggetti coinvolti sono stati quindi sottoposti alle misurazioni prima e dopo l’iter terapeutico, durato 4 settimane.
Risultati
Lo studio mette in evidenza una netta differenza negli indici Lysholm scores e VAS scores tra i membri dei due gruppi, a indicare che la sinergia tra trattamento miofasciale effettuato con la IASTM e allenamento con restrizione del flusso sanguineo agisce meglio della sola IASTM nel ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare. Non solo. Dopo sole 4 settimane di intervento, si vede un aumento significativo della forza dei muscoli della gamba. Differenze si osservano anche nella flessibilità articolare, migliorata dopo l’intervento sinergico.
Al contrario, nessuna differenza è emersa nel test di forza tra i due gruppi. Lo studio sembra quindi supportare l’uso dell’intervento sinergico per migliorare la sindrome dolorosa negli atleti, sebbene il campione selezionato sia molto piccolo. Secondo gli autori, sarebbe utile ripetere lo studio su un maggior numero di soggetti e, magari, su diverse categorie, per capire se questa modalità possa essere utile anche negli anziani, per esempio, oppure in altre tipologie di pazienti.
La sindrome può infatti colpire anche persone che svolgono lavori di un certo peso, magari con carichi importanti, e che magari non hanno la corretta forza nell’arto inferiore, o sopraggiungere con l’età. Utile, inoltre, progettare programmi di allenamento che vadano a rinforzare e mobilitare anche l’anca, e non solo il ginocchio, dato che anche questa articolazione può portare limitazioni funzionali.
(Lo studio: Liu, Y., Wu, L. Effect of instrument-assisted soft tissue mobilization combined with blood flow restriction training on function, pain and strength of patients with patellofemoral joint pain. BMC Musculoskelet Disord 24, 698 (2023). https://doi.org/10.1186/s12891-023-06701-6)