Dolore nel postoperatorio, utilità di sensori indossabili

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Molte delle patologie ortopediche che richiedono annualmente un intervento chirurgico riparativo non solo portano al paziente dolore, ma sono anche un chiaro limite allo svolgimento di attività fisica.

La letteratura concorda nell’indicare una costante attività fisica come fattore preventivo nei confronti di molte patologie croniche, da quelle cardiovascolari a quelle metaboliche.

Va da sé che tra gli obiettivi di un intervento chirurgico ortopedico vi è certamente la riduzione o l’annullamento del sintomo doloroso, ma anche la ripresa funzionale dell’area operata e dell’attività fisica del paziente.

Il problema è che spesso quando un paziente arriva all’intervento ha smesso di svolgere attività fisica da un po’ di tempo: quasi mai si interviene subito per via chirurgica in un soggetto con problematiche osteo-articolari, più spesso si tentano prima strade conservative.
In questo periodo possono instaurarsi abitudini di sedentarietà che non scompaiono dopo l’intervento.
Infine, bisogna pensare che quando una persona ha provato dolore al passo, per esempio, per molto tempo, anche quando il dolore passa può restare la paura di muoversi. Di fatto, in molti casi i chirurghi ortopedici osservano che, a fronte di un miglioramento oggettivo del distretto trattato, il paziente continua a non muoversi.

Come si può evitare che ciò accada e come si può verificare che il paziente segua anche le indicazioni relative al movimento? Un’idea potrebbe essere utilizzare sensori indossabili, ma quanto sono efficienti?

Una review statunitense sembra confermare l’utilità del sistema, anche se gli stessi autori suggeriscono di prendere con cautela questo risultato, dacché basato sugli esiti di tre soli studi, per di più di qualità da media a bassa. Gli interventi analizzati in questi studi sono l’artroplastica totale di ginocchio o anca e la chirurgia per ernie dei dischi lombari. In alcuni di questi studi l’uso dei sensori indossabili è stato affiancato da quello di un diario di bordo, di interventi motivazionali, di un programma di esercizi mirato e della definizione degli obiettivi. In alcuni casi gli interventi sono stati offerti in presenza, in altri da remoto e in alcuni casi in una forma ibrida. Anche la durata degli interventi è variabile, andando da 6 settimane a 6 mesi.

Le informazioni trovate dagli autori di questa revisione sono quindi eterogenee, il che rende difficile metterne insieme i risultati. Come detto, sembra che l’uso di questi sensori possa essere un aiuto nello stimolare l’attività fisica dei pazienti ortopedici nel periodo post-operatorio, ma servono studi più seri per poter confermare questo risultato. Inoltre, sarebbe utile valutare questi sistemi in una maggiore tipologia di interventi ortopedici. Quel che è emerso è comunque la sicurezza di questi sistemi: nessuno studio ha infatti rilevato eventi avversi associati al loro uso.

(Lo studio: Master H, Bley JA, Coronado RA, Robinette PE, White DK, Pennings JS, Archer KR. Effects of physical activity interventions using wearables to improve objectively-measured and patient-reported outcomes in adults following orthopaedic surgical procedures: A systematic review. PLoS One. 2022 Feb 15;17(2):e0263562. doi: 10.1371/journal.pone.0263562. PMID: 35167599

Stefania Somaré