Una revisione britannica suggerisce che i dati a disposizione sono al momento insufficienti per validare l’uso del gaming in realtà virtuale come strumento per migliorare le performance dell’arto superiore in bambini e adolescenti con problemi di coordinazione.
Il disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria (DCD) è una condizione che rende difficile al soggetto vivere appieno la propria quotidianità, manifestandosi con difficoltà nel vestirsi, nello scrivere, nell’allacciarsi le stringhe delle scarpe, nel fare sport e anche nel giocare. Spesso questo disturbo si presenta insieme a dislessia e altri disturbi dell’apprendimento, ma anche quando è solitario, incide sull’autostima del soggetto e sul suo rendimento scolastico.
Inoltre, molti di questi soggetti sviluppano disturbi di ansia e dell’umore e tendono a non provare esperienze nuove, isolandosi anche dai compagni. Si stima che il DCD colpisca il 5%-6% dei bambini in età scolare, con prevalenza maggiore nei maschi. Per affrontare questo disturbo è importante impostare un percorso riabilitativo specifico, perché gli studi indicano che, se non trattate, queste difficoltà di coordinazione non migliorano necessariamente con la crescita, ma anzi possono “cronicizzare” e accompagnare il soggetto per tutta l’età adulta.
I percorsi tradizionali possono risultare noiosi perché si basano sulla ripetizione continua di alcuni esercizi e molto tempo per portare qualche esito. Per questo, l’attenzione è rivolta a strumenti più ludici, come la realtà virtuale e il gaming. Ma questi strumenti funzionano? Un team britannico ha condotto una revisione della letteratura per rispondere a questa domanda.
Riflessioni sul campione di pazienti e i sistemi di gaming utilizzati
Sono 14 gli studi inclusi nella revisione per un totale di 356 pazienti di età compresa tra i 4 e i 16 anni, sebbene nella maggioranza dei casi i soggetti abbiano 7-10 anni. Questo potrebbe essere un problema, secondo gli autori. Prima di tutto, i bambini più grandi possono avere una maggiore consapevolezza dei propri limiti fisici e aver acquisito una serie di compensazioni per riuscire a interagire con il mondo: ciò significa che i risultati ottenuti su questo pool di pazienti non necessariamente sono estendibili ai pazienti più piccoli.
Secondo gli autori, quindi, occorre effettuare studi sugli effetti della realtà virtuale nell’uso dell’arto superiore in pazienti pediatrici con DCD in modo targettizzato, ovvero dividendo i pazienti per fasce di età. C’è poi un altro aspetto interessante da sottolineare: in almeno 11 studi gli strumenti di realtà virtuale utilizzati sono soluzioni commerciali, non appositamente sviluppate per pazienti con DCD: ciò pone dei limiti alla loro efficacia.
D’altronde, diversamente da sistemi specifici, sono più economici e accessibili, il che li rende popolari. Ma, veniamo al focus del lavoro: qual è l’impatto di questi sistemi sui pazienti con DCD?
Informazioni ancora scarse per trarre conclusioni oggettive
La maggior parte degli studi inclusi nella revisione focalizza gli outcome cercati nel dominio delle “attività” svolte dal paziente. Un dominio che risulta altamente variabile.
La maggior parte dei lavori non individua alcun effetto positivo dell’allenamento con realtà virtuale nell’uso dell’arto superiore nei pazienti coinvolti, ma esistono alcune eccezioni interessanti. Ci sono infatti 4 studi che evidenziano benefici considerevoli dall’uso della realtà virtuale, o su tutti i domini considerati, oppure su alcune attività specifiche.
Secondo gli autori questa variabilità dipende dalla presenza di disegni di studio anche molto diversi tra loro. Un solo aspetto risulta omogeneo: i ragazzi coinvolti si sono divertiti, il che rende la realtà virtuale uno strumento potenzialmente applicabile nella riabilitazione domiciliare. Tuttavia, servono studi di maggior qualità per poter trarre delle conclusioni definitive.
Studio: Alharbi, M., Du, H., Harris, D. et al. Evaluating the impact of virtual reality game training on upper limb motor performance in children and adolescents with developmental coordination disorder: a scoping review using the ICF framework. J NeuroEngineering Rehabil 21, 95 (2024). https://doi.org/10.1186/s12984-024-01393-y