Corsetto da stampa 3D per la scoliosi idiopatica efficace come le ortesi tradizionali

A livello internazionale è intenso il dibattito sull’utilità e sulle modalità di indossamento del corsetto per il trattamento della scoliosi idiopatica, ma c’è un altro punto di discussione: la stampa 3D può essere una valida sostituta delle tecniche tradizionali di costruzione?

Uno studio prospettico randomizzato condotto a Hong Kong sembra confermare l’equivalenza delle due forme di costruzione (Lin Y, Cheung JPY, Chan CK, Wong SWF, Cheung KMC, Wong M, Wong WC, Cheung PWH, Wong MS. A Randomized Controlled Trial to Evaluate the Clinical Effectiveness of 3D-Printed Orthosis in the Management of Adolescent Idiopathic Scoliosis. Spine (Phila Pa 1976). 2021 Aug 13. doi: 10.1097/BRS.0000000000004202. Epub ahead of print. PMID: 34392277).

Gli autori hanno coinvolto 30 ragazzine di età compresa tra i 10 e i 14 anni, con scoliosi idiopatica e angolo di Cobb compreso tra 20 e 40° e segno di Risser compreso tra 0 e 2. Tutte le pazienti avevano avuto il menarca da meno di 12 mesi: sappiamo infatti che il momento dello sviluppo può incidere fortemente sull’evoluzione della scoliosi. 15 di queste ragazze sono state inserite nel gruppo di studio, che ha poi ricevuto un corsetto stampato in 3D, e le altre 15 al gruppo di controllo.

Il periodo di indossamento è stato per tutte di 23 ore al giorno, quindi un tempo pieno: l’aderenza terapeutica è stata verificata tramite l’uso di sensori di calore presenti nei corsetti.

Ogni 4-6 mesi le pazienti sono state sottoposte a controlli, durante i quali hanno anche risposto a tre questionari per valutare la Quality of Life (QoL). Dal punto di vista funzionale i due tipi di corsetti hanno dato i medesimi risultati, anche a due anni dall’inizio del trattamento. Solo 1 soggetto nel gruppo di studio e due in quello di controllo hanno visto una progressione della curva superiore ai 5°; tutti gli altri hanno visto ridurre l’angolo di Cobbs, anche se il gruppo di studio di una media di -2,2° mentre quello di controllo di -3,5°. Dal punto di vista della QoL, quasi tutte le partecipanti allo studio hanno avuto inizialmente difficoltà ad accettare il proprio aspetto, con qualche conseguenza a livello psicologico.

Gli autori hanno però evidenziato una sostanziale uniformità statistica tra i due gruppi. Le conclusioni riportate dallo studio, pubblicato sulla rivista Spine, sono che la stampa 3D produce ortosi comparabili nei risultati a quelle convenzionali. È però probabile che la stampa 3D richieda meno tempo per la realizzazione del corsetto e meno risorse.

Stefania Somaré