Il presidente Anci, Piero Fassino, ha inviato una lettera ai sindaci esortandoli, nonostante la difficile questione economica in cui versano numerosi Comuni, a ottemperare a quanto previsto dalla legge finanziaria del 1986 riguardo ai Peba, ovvero i Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche. Questi avrebbero dovuto entrare a far parte della gestione e pianificazione urbanistica di tutti i Comuni italiani e delle Province entro il 28 febbraio 1987, pena un “commissariamento ad hoc” da parte delle Regioni. Nel 1992, la Legge Quadro 104/92 sulla disabilità ha riportato la questione delle barriere architettoniche all’attenzione degli amministratori del Paese. Oggi tuttavia, a ventidue anni da quella seconda legge d’intervento, sono ben pochi i Comuni che hanno elaborato e reso attivi i propri Peba. Il tutto nonostante la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006, in vigore in Italia dal 2009, sancisca il diritto per queste persone alla vita indipendente e all’inclusione sociale. Difficile anche capire quali siano i Comuni che li hanno attivati. A Roma si sta iniziando a parlare della questione dei Peba, così come è avvenuto anche a Milano che, anche sulla spinta di Expo 2015, ha iniziato a intervenire sul trasporto e gli edifici pubblici per renderli accessibili a tutti. Virtuosa anche Pisa, mentre Torino rimane indietro.