La chirurgia per correggere deformità spinali può favorire lo sviluppo di pseudoartrosi alla colonna?
Un team internazionale, composto da ricercatori portoghesi, francesi e neozelandesi, ha coinvolto 524 pazienti in uno studio dedicato (Marques MF, Fiere V, Obeid I, Charles YP, El-Youssef K, Lahoud A, Faddoul J, Ferrero E, Riouallon G, Silvestre C, Le Huec JC, Kieser D, Boissiere L; Société Française de Chirurgie Rachidienne, SFCR. Pseudarthrosis in adult spine deformity surgery: risk factors and treatment options. Eur Spine J. 2021 May 5. doi: 10.1007/s00586-021-06861-w. Epub ahead of print. PMID: 33950287).

Per partecipare i soggetti dovevano essere stati sottoposti a una fusione di almeno 4 livelli ed essere seguiti da almeno due anni di follow-up. Gli autori hanno preso in considerazione le radiografie full-body precedenti l’intervento ed effettuate a due anni dall’evento e alcuni indici, calcolati prima e dopo l’intervento: l’Oswestry disability index (ODI), lo Scoliosis Research Society-22 e il SF36.

Lo sviluppo di pseudoartrosi è stato messo in relazione non solo alla lunghezza della fusione, ma anche alle informazioni demografiche dei pazienti e agli esiti radiografici e degli indici considerati.
Tra i partecipanti, 65 pazienti hanno sviluppato pseudoartrosi: di questi, l’88% dei casi aveva subito una fusione lunga, oppure una osteotomia, una fissazione pelvica o un approccio combinato.

L’allineamento del piano sagittale invece sembra non essere responsabile dello sviluppo di pseudoartrosi.
Lo studio rivela quindi che sono le tecniche chirurgiche scelte a favorire questa complicanza e non il malallineamento. L’approccio più sicuro da questo punto di vista sembra essere quello anteriore con supporto anteriore, capace di ridurre l’incidenza del 30%.

Stefania Somaré