Le fratture del bacino non sono frequenti, rappresentando il 2-8% di tutte le fratture, ma sono associate al maggior rischio di sviluppare disabilità (circa 60%) e alla mortalità più alta (8-14%). Che avvengano per traumi ad alta o bassa energia, queste fratture si associano spesso a lesioni urogenitali. Inoltre, in molti casi il bacino resta instabile.

Tra le soluzioni terapeutiche in fase di studio c’è l’uso di un braccio chirurgico robotico intelligente capace, almeno sulla carta, di supportare il chirurgo in una riduzione della frattura di bacino minimamente invasiva.

Il metodo è stato di recente studiato da un team cinese per via retrospettiva, basandosi sugli esiti ottenuti in 20 pazienti operati per frattura di bacino instabile di classe III. I risultati sono pubblicati su Journal of Orthopaedic Surgery and Research.

I risultati ottenuti con il robot

Il sistema preso in considerazione dallo studio, in breve RAFR, si compone di un breccio robotico che effettua la riduzione, un dispositivo di tracciamento ottico, un software pensato per la riduzione del bacino con algoritmo adeguato, dispositivo di sostegno fissato all’emipelvi non interessata e un dispositivo per la trazione elastica.

Il dispositivo è in grado di partire dalle immagini radiografiche del paziente per ricostruire il bacino rotto, basandosi sulla parte sana in un’ottica speculare. Come anticipato, lo studio prende in considerazione 20 casi, 11 donne e 9 uomini, nella maggioranza dei casi con danni d’organo concomitanti. Età media del campione, 49.25 ± 19.90 anni.

Cinque pazienti hanno fratture di tipo B, secondo i criteri di Tile, mentre i restanti fratture di tipo C. In media i pazienti sono stati operati dopo 12 giorni dall’evento fratturativo. Lo studio mette in evidenza alcuni vantaggi offerti dall’uso del robot chirurgico, in primis la diminuzione della perdita di sangue durante l’intervento e il quasi annullamento di complicanze postoperatorie nei pazienti.

Dal punto di vista del tempo chirurgico c’è un lieve aumento, come spesso accade con i robot chirurgici. Il tasso di successo, esemplificato come riduzioni buone o eccellenti, è simile a quello che si ottiene con tecniche più convenzionali. In aggiunta a quanto detto, c’è una netta diminuzione dell’esposizione del chirurgo alle dosi radianti della fluoroscopia, il che aumenta la sicurezza della procedura. Tutto l’intervento viene effettuato sotto una guida ecografica.

Limiti del sistema

Come evidenziato, questo studio intende anche sottolineare le limitazioni esistenti nel sistema robotico utilizzato, anche per favorirne un miglioramento. Il primo limite riguarda proprio il concetto di “specularità” su cui si basa la ricostruzione del bacino e che rende difficile utilizzare il robot in presenza di fratture bilaterali.

Inoltre, se gli ilei sono troppo frammentati, non c’è modo di inserire i perni di tenuta e l’intervento non può essere eseguito. O, meglio, occorre utilizzare un metodo più convenzionale. Infine, i tracciatori ottici utilizzati possono subire l’interferenza di oggetti interni al campo chirurgico, riducendo l’accuratezza dell’intervento.

Studio: Wu, Z., Dai, Y. & Zeng, Y. Intelligent robot-assisted fracture reduction system for the treatment of unstable pelvic fractures. J Orthop Surg Res 19, 271 (2024). https://doi.org/10.1186/s13018-024-04761-5