BMI per riabilitare l’arto superiore dopo ictus

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Frontiers in Neuroscience riporta una metanalisi cinese incentrata sull’uso di un’interfaccia macchina-cervello (BMI) per migliorare la riabilitazione dell’arto superiore in soggetti colpiti da ictus.
Si tratta di una tecnologia emergente che permette di tracciare l’attività cerebrale conseguente l’attività riabilitativa per trarne dei feedback utili a migliorare la riabilitazione stessa e stimolare la plasticità sinaptica, necessaria perché il cervello impari nuove vie per controllare la muscolatura dell’arto. I feedback, spiegano gli autori nella loro introduzione, possono essere di vario genere: visivi, uditivi o tattili.

Similmente, la tracciatura dell’attività sinaptica può avvenire in vari modi: il più semplice, e anche più economico, è un elettroencefalogramma. Utilizzata per la prima volta nel 2009, questa tecnologia ha pian piano preso piede in ambito riabilitativo, anche se sussistono ancora dubbi sulla sua reale efficacia: le evidenze scientifiche sono infatti deboli al momento, probabilmente anche a causa della grande disomogeneità presente tra gli studi pubblicati.
D’altra parte, individuare un metodo che faciliti il recupero dell’uso dell’arto superiore dopo un ictus è importante, perché le disabilità a questo distretto corporeo incidono fortemente su indipendenza e qualità di vita dei pazienti.
Inoltre, occorre sottolineare che l’arto superiore resta leso dopo un ictus nell’80% dei casi. Da qui l’idea di una metanalisi, incentrata solo su studi randomizzati e controllati.

Partendo da 594 abstract individuati in PubMed, Web of Science, Embase, Scopus e Cochrane Library, gli autori ne hanno selezionati solo 17 con caratteristiche adeguate a essere inclusi nel loro lavoro, per un totale di 410 pazienti affetti da primo ictus ischemico o emorragico e disabilità da moderata a grave. Le coorti di pazienti incluse negli studi individuati non sono perfettamente omogenee: in 11 studi si tratta di pazienti con ictus cronico, mentre in 4 si parla di ictus sub-acuto e in 2 di una popolazione mista. Uguale invece la tecnica per valutare l’attivazione sinaptica conseguente l’attività riabilitativa.

Solo uno studio utilizza un metodo differente, la spettrografia nel vicino infrarosso.
In media, l’intervento riabilitativo è durato 4 settimane, mentre l’interfaccia macchina-cervello ha lavorato tra le 2 e le 27 ore, a seconda degli studi. Ed ecco i risultati di questa metanalisi, che conferma l’utilità della BMI nel migliorare il recupero dell’arto superiore sia nella popolazione con ictus cronico sia in quella con ictus subacuto, in particolare nella ripresa delle attività quotidiane e dell’autonomia. Sembra inoltre che la tecnica sia più efficace se associata a un feedback visivo o tattile, associato a scariche elettriche. Meno utile, invece, l’uso di un robot.

Lo studio evidenzia inoltre la sicurezza della BMI e la sua tollerabilità. La metanalisi è stata condotta da quattro Dipartimenti di Riabilitazione di altrettanti enti: l’ospedale universitario del North Sichuan Medical College di Nanchong, il Xichong County People’s Hospital e il Second Clinical Hospital del North Sichuan Medical College del Nanchong Central Hospital e il Capital Medical University di Beijing.

(Lo studio: Xie YL, Yang YX, Jiang H, Duan XY, Gu LJ, Qing W, Zhang B, Wang YX. Brain-machine interface-based training for improving upper extremity function after stroke: A meta-analysis of randomized controlled trials. Front Neurosci. 2022 Aug 3;16:949575. doi: 10.3389/fnins.2022.949575. PMID: 35992923; PMCID: PMC9381818)

Stefania Somaré