Atassia, si testa esoscheletro robotico per riabilitare il passo

627
(foto archivio)

Uno studio italiano valuta l’efficacia della riabilitazione robot assistita in pazienti affetti da atassia, concentrandosi in particolare sul cammino. Questa è una patologia neurologica che incide negativamente sulla coordinazione dei muscoli volontari, ma non solo: soprattutto nei casi genetici, possono manifestarsi anche sintomi neurologici di altra natura.
L’atassia può quindi avere natura ereditaria oppure essere secondaria ad altre patologie; si capisce quindi che può colpire giovani e adulti.
Dal punto di vista epidemiologico, l’atassia ha una prevalenza di 26 casi ogni 100.000 nei giovani, con maggior incidenza dei casi ereditari, pari a 10 ogni 100.000.

L’atassia non ereditaria ha invece una prevalenza di 4.9 persone ogni 100.000, il che significa che in Italia ne soffrono circa 5.000 individui. La mancata coordinazione crea parecchie difficoltà nel passo, finendo per diventare una vera e propria disabilità e ridurre la qualità di vita di chi ne soffre. La riabilitazione è nota per migliorare la funzione motoria in questi pazienti che sembrano godere soprattutto di esecuzioni ripetute. La riabilitazione robot assistita, eseguita con un esoscheletro, è particolarmente promettente in questo frangente.

Proprio per questa ragione l’Unità Spinale dell’Azienda Usl di Piacenza e il Corso di Laurea in Fisioterapia del Centro di Formazione Università di Parma-Piacenza, con sede a Fiorenzuola d’Arda, hanno collaborato per valutare l’effetto della riabilitazione robotica in un paziente adulto con atassia non legata a cause genetiche. L’uomo, di 56 anni, presenta disabilità cognitivi e spasticità, con un indice di Ashworth superiore a 3, e cammina in autonomia utilizzando, dal 2016, due bastoni da Nordic Walking.

Il soggetto è stato quindi sottoposto a un percorso riabilitativo sfruttando le qualità dell’esoscheletro motorizzato UAN.GO®, ideato per consentire ai soggetti con disabilità motoria di camminare in autonomia muovendosi nello spazio.
Il dispositivo può però essere utilizzato, a seconda delle caratteristiche ed esigenze del paziente, in una modalità assistita o autonoma. Il percorso riabilitativo personalizzato scelto per il paziente prevedeva due incontri preliminari di valutazione, seguiti da 10 sessioni si trattamento, ognuna da 80 minuti. Gli incontri si sono tenuti due volte la settimana.

Ogni sessione era suddivisa in 5 fasi: 10 minuti di stretching, 2 minuti di setup del software, 3 minuti di setup meccanico-anatomico, 60 minuti di allenamento del passo, in modalità assistita, e 5 minuti di camminata autonoma. Mettendo a confronto i risultati di una serie di test all’inizio e alla fine del percorso riabilitativo, si possono osservare miglioramenti nella “Scala per la valutazione e la classificazione dell’atassia” e nel “6-minute walking test”, in termini in questo caso di distanza percorsa.
Inoltre, l’analisi cinematica del passo ha messo in evidenza miglioramenti nel ciclo del cammino, con passi fisiologicamente più lunghi e maggiori percentuali di stance e swing. Anche gli angoli articolari erano più fisiologici.

Positiva anche l’opinione del paziente che si è dichiarato soddisfatto del percorso riabilitativo svolto in questa modalità.
Questo è ovviamente uno studio preliminare, utile a capire se vale la pena di allestirne uno di maggiori dimensioni e costi. I risultati sono positivi, il che porta gli autori a prendere in considerazione l’uso di un esoscheletro robotico per i pazienti con atassia.

(Lo studio: Lamberti G, Sesenna G, Marina M, Ricci E, Ciardi G. Robot Assisted Gait Training in a Patient with Ataxia. Neurol Int. 2022 Jun 22;14(3):561-573. doi: 10.3390/neurolint14030045. PMID: 35893280; PMCID: PMC9326713)

Stefania Somaré