Lo stato dei legamenti crociati anteriori influenza la durata della protesi di ginocchio. Uno studio cinese indaga quale sia il miglior strumento diagnostico per valutare l’efficienza dei crociati in pazienti con gonartrosi avanzata.
Valutare la qualità dei legamenti crociati anteriori con artrosi avanzata è importante per stabilire l’iter terapeutico. In presenza di legamenti usurati o poco funzionali può essere necessaria una riparazione, contestualmente all’impianto della protesi.
Legamenti intatti tengono in posizione funzionale il piatto tibiale, assicurando una emivita più lunga alla protesi. Tuttavia, secondo un team di ricerca cinese, valutare la qualità dei legamenti crociati anteriori in stato cronico è più difficile che in presenza di situazioni acute: per questo hanno avviato uno studio retrospettivo per capire quale sia lo strumento di imaging più efficace allo scopo.
I due sistemi presi in esame sono la risonanza magnetica e la radiografia: la prima nettamente più costosa della seconda, è quindi importante capire se vale la pena utilizzarla o meno.
Gli autori dello studio, pubblicato su Arthroplasty, afferiscono a due differenti strutture, il Beijing Rehabilitation Hospital della Capital Medical University e il Peking University Third Hospital.
I parametri presi in considerazione
Sono 306 in tutto i ginocchi presi in considerazione, 244 con legamenti crociati anteriori sani e i restanti 62 con legamenti disfunzionali. Ogni ginocchio era associato a una serie di esami di imaging preoperatori: radiografia anteroposteriore dall’anca alla caviglia effettuata in piedi (APS), radiografia anteroposteriore e laterale del ginocchio, radiografia effettuata sotto “valgus stress”, risonanza magnetica standard ortogonale.
Gli autori hanno rianalizzato le immagini a disposizione per capire quali hanno permesso di individuare al meglio lo stato dei legamenti, basandosi su una serie di parametri messi a confronto: angolo anca-ginocchio-caviglia (HKA), angolo tibiale prossimale mediale (MPTA), angolo femorale distale laterale (LDFA), pendenza tibiale posteriore (PTS), sublussazione tibiofemorale sagittale (STFS), sublussazione tibiofemorale coronale (CTFS), angolo di convergenza della linea congiunta (JLCA), punto di massima usura del piatto tibiale prossimale.
Questi primi parametri sono stati misurati sulle radiografie, tranne l’ultimo che è stato misurato anche nella risonanza magnetica. Per quanto riguarda la risonanza magnetica sono stati poi presi in considerazione anche altri parametri relativi ai crociati anteriori.
Valore della radiografia
I risultati ottenuti da questo studio suggeriscono che la radiografia sia uno strumento diagnostico sufficiente per valutare anche lo stato dei legamenti crociati anteriori e decidere quindi se sottoporre il paziente a un’artroplastica monocompartimentale di ginocchio o totale, e se inserire anche una riparazione dei crociati stessi.
Tuttavia, gli autori sottolineano che l’imaging da risonanza magnetica è migliore per lo sviluppo di modelli predittivi da applicare a questi pazienti.
Il suggerimento è, quindi, se possibile di utilizzare la risonanza magnetica, anche se più costosa, in caso di difficoltà o impossibilità, anche la radiografia offre buoni dati per decidere il da farsi.
Studio: Yu Z, Wang H, Wang X, Dong X, Dong J, Liang Q, Sun F. Is conventional magnetic resonance imaging superior to radiography in the functional integrity evaluation of anterior cruciate ligament in patients with knee osteoarthritis? Arthroplasty. 2024 Jun 20;6(1):37. doi: 10.1186/s42836-024-00262-2. PMID: 38902806; PMCID: PMC11188244