Artroplastica totale di anca e scelta della dimensione della coppa acetabolare

(immagine: Canva)

Scegliere la corretta misura di coppa acetabolare è essenziale perché l’intervento protesico sia efficace. Uno studio cinese indica quali fattori tenere in considerazione al momento della radiografia.

Italia e Giappone sono, probabilmente, i due Paesi che effettuano il maggior numero di protesi d’anca al mondo, essendo questa protesi fortemente collegata all’età.

Secondo il Registro Italiano di Artroprotesi (RIAP) del 2022, tra il 2007 e l’anno di riferimento, nel nostro Paese sono state impiantate più di 325 mila protesi di anca. Nella maggioranza dei casi i pazienti erano over 65: ciò è vero per il 63,7% degli uomini e per l’80,4% delle donne.

L’intervento di artroprotesi totale di anca non è esente da fallimenti, per fare degli esempi, possono verificarsi eventi di allentamento asettico, dislocazione, infezione periprotesica, reazioni al metallo e fratture periprostetiche. Meno grave, ma comunque sintomo di fallimento, è la permanenza di dolore articolare che si traduce in disabilità.

Un recente studio cinese si concentra su un’altra causa di fallimento, ovvero un’errata scelta della dimensione della coppa acetabolare della protesi. A tal fine, gli autori hanno lavorato con fantocci umani per valutare l’influenza di alcuni fattori femorali e pelvici sulla scelta della dimensione della protesi nella fase di organizzazione dell’intervento.

Il modello su cui si basa lo studio

Nello studio gli autori usano un modello di pelvi umane dotato di sensore, a sua volta connesso via bluetooth a uno smartphone per la rilevazione delle misurazioni.
Il modello può essere modificato in alcuni rapporti: in particolare, le pelvi possono essere posizionate in posizione neutra, ruotate internamente o esternamente, inclinate a destra, a sinistra, in avanti o indietro.

Anche la posizione del femore può essere modificata, ruotata internamente o esternamente, oppure messa in abduzione, adduzione, flessione anteriore o estensione posteriore. Il sensore lavora attivamente per misurare i diversi angoli che si creano nel modello al cambiare della relazione tra componenti pelviche e femorali.

Gli autori hanno quindi osservato come questi cambiamenti di posizione incidono sulla scelta della giusta dimensione di protesi da scegliere durante un planning 2D. Vediamo le osservazioni effettuate.

Come cambia la misura della coppa acetabolare a seconda delle posizioni di pelvi e femore?

Usando questo modello gli autori hanno potuto osservare, per esempio, che quando le pelvi si trovano in una posizione non neutra, la dimensione corretta della coppa acetabolare varia fra tre possibili misure. Quando è il femore a trovarsi un una posizione diversa da quella neutra, invece, la dimensione della coppa varia tra due misure.

Altri movimenti che incidono sulla scelta della coppa acetabolare sono quelli nel piano sagittale e trasversale. Al contrario, i movimenti di pelvi e femore sul piano coronale non incidono sulla dimensione della coppa della protesi.

Date queste osservazioni, gli autori sottolineano l’importanza di eseguire la radiografia che servirà da base per la pianificazione dell’intervento protesico in modo che tanto le pelvi quanto il femore siano in posizione neutra. Altrimenti il rischio è di scegliere una misura di coppa acetabolare errata.

Lo studio: Wu, J., Lin, C., Zhuang, X. et al. How does the position of the pelvis and femur influence the selection of prosthesis size during 2D preoperative planning for total hip arthroplasty?. BMC Musculoskelet Disord 25, 845 (2024). https://doi.org/10.1186/s12891-024-07955-4