Artroplastica di gomito e infezioni periprotesiche

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Ogni intervento ortopedico comporta un rischio di infezione post operatoria.
Questo rischio è maggiore nel caso della protesi di gomito, poiché l’area anatomica è povera di tessuti molli che proteggono la protesi.

Queste infezioni si possono verificare sia nei giorni successivi all’intervento con dolore, arrossamento e aumento della temperatura locale e generale, sia nei mesi successivi, in maniera più subdola. In tutti i casi, si tratta di eventi pericolosi che devono essere captati e trattati, di norma con un nuovo intervento e una lunga terapia antibiotica.

Uno studio statunitense (Somerson, J. S., Boylan, M. R., Hug, K. T., Naziri, Q., Paulino, C. B., & Huang, J. I. (2019). Risk factors associated with periprosthetic joint infection after total elbow arthroplasty. Shoulder & Elbow, 11(2), 116–120) si è focalizzato proprio sulle infezioni post intervento di protesi totale di gomito, cercando di capire: quali sono i fattori di rischio associati con queste infezioni; quanto spesso occorrono; quali sono i sintomi che permettono di individuarle.

I ricercatori hanno quindi utilizzato lo Statewide Planning and Research Cooperative System database per individuare i pazienti che si erano sottoposti a questo tipo di intervento tra il 2003 e il 2012 nello Stato di New York, pari a 1452 casi: a questo punto, con un’analisi multivariata, si sono determinati i principali fattori di rischio associati allo sviluppo di infezioni: ipotiroidismo, tabagismo, artrite reumatoide sembrerebbero essere i tre fattori di rischio più rilevanti.

Il 3,7% dei pazienti inseriti nello studio è stato riammesso in ospedale per infezione della protesi: si tratta di 54 soggetti, 30 dei quali ha avuto un’infezione a breve distanza di tempo dall’intervento, 17 con un certo ritardo e 7 dopo parecchio tempo.

I ricercatori hanno quindi individuato una strategia alla quale sottoporre i pazienti prima di intervento di protesi al gomito, tra cui la verifica della funzionalità tiroidea, un percorso per smettere di fumare e una buona gestione delle patologie reumatiche. Lo studio è stato classificato come prognostico di III livello.

Stefania Somaré