Uno studio retrospettivo cinese conferma quanto già indicato da alcuni lavori di letteratura: indipendentemente dalla maestria del chirurgo, in presenza di soggetti obesi o in forte sovrappeso, meglio affidarsi al supporto robotico.
Il numero delle artroplastiche totali di anca e ginocchio eseguite annualmente è aumentato nelle ultime decadi, di pari passo con l’incremento dell’aspettativa di vita e dell’invecchiamento della popolazione.
Un altro aspetto demografico ad aver subito un incremento è il numero di soggetti obesi o in forte sovrappeso.
Per dare dei numeri, l’Istituto Superiore di Sanità ha stimato, per il biennio 2020-2021, la presenza in Italia di un 33% della popolazione in forte eccesso ponderali, nello specifico un 23% di sovrappeso importante e un 10% di obesità conclamata, il che significa quasi 13 milioni di soggetti in sovrappeso e poco più di 4 milioni di obesi.
Sempre secondo i dati ISS, gli uomini sono più a rischio di un eccesso ponderali. Anche la fascia di età ha la sua importanza: il 59% di questi soggetti hanno infatti un’età compresa tra i 65 e i 74 anni, e il 54% tra i 50 e i 64 anni.
Se si considera che la maggior parte dei pazienti che si sottopongono ad artroplastica totale di anca (THA) hanno tra i 60 e gli 80 anni, è facile intuire che spesso i chirurghi si trovano a dover intervenire su pazienti in sovrappeso.
Un recente studio, pubblicato su Journal of Orthopaedic Surgery and Research, mette a confronto gli esiti della THA ottenuti con un intervento robot assistito e con un intervento convenzionale, quindi totalmente manuale.
In particolare, ciò che interessa è l’allineamento delle componenti protesiche con la struttura nativa della gamba, fondamentale per ottenere un esito positivo.
Cosa cercano gli autori dello studio?
In questo studio retrospettivo gli autori hanno confrontato gli esiti ottenuti con una THA su 221 pazienti operati con supporto robotico e 252 pazienti operati manualmente, opportunamente divisi in quattro classi in base al BMI.
Più in dettaglio, gli autori hanno valutato le radiografie postoperatorie delle pelvi anteroposteriori di ogni paziente per identificare i range di abduzione e anteroversione.
Grazie a queste informazioni, il team ha potuto individuare eventuali differenze nell’accuratezza di posizionamento della componente acetabolare tra le diverse classi di BMI. Infine, sono state prese in considerazione anche le complicanze postoperatorie.
I risultati sono interessanti perché evidenziano come un intervento robot assistito consenta di ottenere esiti migliori nella THA nei soggetti in sovrappeso. Scendiamo nel dettaglio.
I risultati ottenuti
Se le differenze tra THA robot-assistita e manuale sono minime tra pazienti con un BMI regolare, in quelli con un BMI maggiore/uguale a 24 si osserva che l’intervento robot-assistito consente di ottenere un tasso di abduzione all’interno del range desiderato decisamente più alto rispetto all’intervento manuale, pari a 73/6 contro 62/28.
Lo stesso si può dire per l’anteroversione. Nella parte dell’articolo dedicata alla discussione, gli autori sottolineano che il sistema robotico può determinare con precisione dove si trovano al momento dell’intervento le pelvi del paziente, fornendo delle referenze per l’anteroversione e al’abduzione, il tutto senza risentire della presenza di tessuto soffice e della postura del paziente.
In mancanza di questi supporto il chirurgo può trovare difficile valutare correttamente la posizione delle pelvi, perché confuso dalla presenza del tessuto adiposo. E questo, indipendentemente dall’esperienza e maestria del chirurgo.
Lo studio: Yu, C., Zhang, Z., Liu, C. et al. Robotic-assisted total hip arthroplasty outperforms manual technique in obese and overweight patients: a prospective comparative study. J Orthop Surg Res 19, 639 (2024). https://doi.org/10.1186/s13018-024-05117-9