Ci sono patologie di carattere neurologico che si associano a una caduta del piede: in sostanza si perde la capacità di dorsiflessione del piede, che risulta quindi cadente.
Si tratta di un importante fattore di disabilità, che rende difficile in particolare la fase di swing del passo e aumenta sensibilmente il rischio di caduta.
Uno dei sistemi in uso per compensare questa condizione è il tutore piede-caviglia (AFO, ankle-foot orthosis) che riducono il rischio di caduta, avendo il vantaggio di essere economici.
Certo, portano con sé anche dei difetti, ben evidenziati da una recente revisione italiana, condotta dall’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna: sono venduti in misure standard; spesso sono inadeguati per la geometria del piede del paziente; non rispondono adeguatamente alle esigenze di supporto del paziente; non sono adeguati ad altre evidenti deformità del piede, che possono associarsi alla caduta.
Ecco allora che spesso questi dispositivi devono essere personalizzati. Per capire qual è lo stato dell’arte della personalizzazione degli AFO passivi e come evolvono le tecniche di produzione, gli autori della revisione hanno cercato in letteratura gli articoli pertinenti, individuandone 75. Ecco alcuni dei risultati. Il primo riguarda la produzione, che tradizionalmente viene fatta a mano a partire da un calco del piede del paziente.
Nel tempo, sottolineano gli autori, sono aumentati gli approcci che utilizzano invece metodi di rilevazione 3D dell’anatomia del paziente, che consentono di velocizzare il processo. I sistemi più efficaci da questo punto di vista sembrano essere la scansione 3D, la TC e i sistemi ottici di motion capture. Per quanto riguarda invece la personalizzazione dei dispositivi, uno degli aspetti da sistemare è di solito la rigidità del dispositivo.
Appare evidente dagli studi raccolti nella revisione che si rado si parte dal valutare la pseudorigidità naturale della caviglia per riprodurla nel dispositivo; più spesso si lavora direttamente sul dispositivo.
In alcuni casi si parte de un dispositivo commerciale modulare, chiamato IDEO, che permette di personalizzare alcuni parametri, come la rigidità, appunto, ma anche il tipo e il livello di attività svolta dal paziente, la massa corporea e le richieste di carico.
In altri studi, si sceglie la rigidità in base al livello di disabilità del paziente, oppure in base ad alcuni parametri del paziente, come esperienze passate del paziente, passo del paziente, peso corporeo, forza muscolare e severità della deformazione della caviglia.
Infine, nella maggioranza dei casi gli autori hanno corretto la rigidità del guscio del dispositivo e non della suola.
Che dire, invece, delle tecniche di produzione? Per lo più si parla di manifattura additiva, con AFO prodotte con stampanti 3D. Ma con quali tecnologie? La scelta sembra ricadere più spesso sul Fused Filament Fabrication (FFF), meno usate invece la stereolitografia (SLA) e la Fusione Multi Jet (MJF).
Venendo, infine, alla valutazione dei dispositivi prodotti, la revisione evidenzia che, nonostante esistano dei test da utilizzare, molti gruppi di ricerca ne hanno utilizzati di propri, il che rende difficile confrontare l’efficacia di due diversi dispositivi.
Pubblicato su Journal of Foot and Ankle Research, questa è una revisione comprensiva di quanto presente in letteratura, non una revisione sistematica. Un aspetto che gli stessi autori sottolineano nelle loro conclusioni.
Se ne deduce l’esigenza, per poter giungere a evidenze certe, di utilizzare parametri standard nella valutazione dei dispositivi prodotti. Importante, inoltre, osservare anche la rigidità della suola dei dispositivi, aspetto che sembra invece trascurato in molti studi.
(Lo studio: Rogati G, Caravaggi P, Leardini A. Design principles, manufacturing and evaluation techniques of custom dynamic ankle-foot orthoses: a review study. J Foot Ankle Res. 2022 May)
Stefania Somaré