Protesi monocompartimentale di ginocchio, che cosa porta alla revisione?

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Secondo il Registro Italiano di Artroprotesi 2020, su un totale di 30.016 interventi di protesizzazione di ginocchio eseguiti nel 2019 solo il 16,3% erano monocompartimentali, pari a 4.897 interventi.
Benché ci siano vantaggi nell’uso di una protesi monocompartimentale, come minore invasività e dolore e percezione di avere un’articolazione più naturale, esistono ancora dubbi. In primis, quello relativo alla futura estensione dell’artrosi ad altre aree del ginocchio, fatto che richiederebbe un secondo intervento di rimozione del precedente impianto in favore di uno nuovo e totale.

Proprio le protesi monocompartimentali sono al centro di una recente revisione condotta in Nuova Zelanda e pubblicata su Journal of ISAKOS. Nell’introduzione allo studio gli autori sottolineano come vi sia una generale tendenza a eseguire le protesi monocompartimentali se interessano il comparto mediale, mentre quello laterale è per lo più gestito con una protesi totale. Le protesi monocompartimentali laterali utilizzate annualmente sarebbero solo il 2% del totale: ciò accadrebbe per il maggiore tasso di revisione a esso associato.

In particolare, queste revisioni sono richieste per progressione dell’artrosi, mobilizzazione asettica e dislocazione del cuscinetto. La revisione vuole capire, se possibile, quanto queste revisioni siano legate al tipo di impianto utilizzato e dal tempo trascorso dall’intervento. Obiettivo finale, fare un confronto con le protesi monocompartimentali mediali. Il tema è molto presente in letteratura, tanto che questa revisione si basa su 29 coorti di pazienti e 3 studi di registro, per un totale di 7.668 protesi.

Considerando gli studi di coorte, si sono contate 222 revisioni su 2.802 protesi laterali, con un follow up medio di 5.1 anni. L’indicazione più comune è progressione di artrosi (41%), seguita da mobilizzazione asettica (20%) e dislocazione del cuscinetto (10%).
Simili i risultati per gli studi di registro, nei quali si sono trovate 371 revisioni su 4.866 interventi e indicazione primaria la progressione di artrosi (30%); qui si osserva però una inversione tra mobilizzazione asettica (8%) e dislocazione del cuscinetto (20%). Questi dati diventano ancora più interessanti se si associano al tempo intercorso tra intervento primario e revisione.

Si osserva infatti che le revisioni richieste tra i 6 mesi e i due anni dall’impianto sono per lo più dovute a mobilizzazione asettica. Queste, inoltre, si associano normalmente a scelte chirurgiche errate, come per esempio l’uso di impianti mobile-bearing e prodotti solo in PE.

Man mano che passa il tempo il rischio di necessitare revisione per mobilizzazione asettica diminuisce, ma aumenta quello di incorrere in una progressione di artrosi: di norma questa a una revisione dai 10 anni in poi dall’intervento primario. Inoltre, sembra che questa progressione sia in parte dovuta all’impianto di protesi fix.bearing che pesano maggiormente sulle superfici articolari.

Esiste tuttavia la possibilità che la progressione di artrosi si verifichi per una errata selezione iniziale dei pazienti che possono ricevere una protesi monocompartimentale: questa selezione deve essere oltremodo accurata e, in presenza di un dubbio, meglio scegliere la protesi totale.
Se si confrontano le revisioni di protesi monocompartimentale laterale e mediale, si trovano interessanti differenze di indicazione. In particolare, le prime vengono richieste per progressione di artrosi (41%), dislocazione del cuscinetto (20%), instabilità di protesi (4%) e mal allineamento (2.7%), mentre le revisioni di protesi mediali sono dettate in primo luogo per mobilizzazione asettica.

(Lo studio: Tay ML, Matthews BG, Monk AP, Young SW. Disease Progression, Aseptic Loosening and Bearing Dislocations are the Main Revision Indications after Lateral Unicompartmental Knee Arthroplasty: a Systematic Review. J ISAKOS. 2022 Jun 28:S2059-7754(22)00067-0. doi: 10.1016/j.jisako.2022.06.001. Epub ahead of print. PMID: 35777698)

Stefania Somaré