Le fratture distali del radio sono frequenti negli anziani, soprattutto se affetti da osteoporosi.
Quando la frattura è scomposta, si tende a intervenire chirurgicamente, anche se non è chiaro se questo intervento influenzi in qualche modo l’osteoartrosi.

Uno studio olandese ha cercato di chiarire questo aspetto valutando gli outcome a lungo termine su 173 polsi di soggetti d’età compresa tra 50 e 70 anni al momento della frattura distale del radio (Visser D, Mathijssen NMC, van Outeren MV, Colaris JW, de Vries MR, Kraan GA. Long-term follow-up of distal radius fractures, an evaluation of the current guideline: the relation between malunion, osteoarthritis and functional outcome [published online ahead of print, 2020 May 26]. Eur J Orthop Surg Traumatol. 2020;10.1007/s00590-020-02700-8. doi:10.1007/s00590-020-02700-8).

I partecipanti sono stati divisi in quattro gruppi in base alle radiografie di partenza: frattura anatomica, accettabile, da operare ma trattata conservativamente, operata.
Tutti i soggetti sono stati sottoposti a misurazione degli outcome funzionali, hanno risposto a un questionario e sono stati sottoposti a nuova radiografia bilaterale del polso.

Gli autori hanno quindi studiato le differenze di osteoartrosi individuate tra i quattro gruppi, quelle tra il polso fratturato e l’altro e le eventuali variabili che hanno potuto influenzare l’osteoartrosi.
Tra i quattro gruppi, i pazienti che avrebbero dovuto essere operati ma hanno ricevuto un trattamento conservativo sono quelli che presentano osteoartrosi più grave nel polso fratturato rispetto a quello sano.

Non si sono però evidenziate differenze nella funzionalità del polso tra i partecipanti allo studio.
I risultati indicherebbero la necessità di seguire le linee guida per stabilire se operare o meno una frattura al polso. Servono però ulteriori studi.

Stefania Somaré