Gli interventi di protesizzazione di ginocchio sono in aumento in tutto il mondo, a causa in parte dell’invecchiamento della popolazione e in parte del mutare degli stili di vita e dell’aumentare del sovrappeso. Rispetto alla protesi di anca, quella di ginocchio non sempre dà esiti soddisfacenti per il paziente: si stima che il 25% continui ad accusare dolore al ginocchio e limitazioni funzionali.
Ciò può essere dovuto a errori di allineamento delle componenti della protesi con le ossa o, più semplicemente, al fatto che il ginocchio non può tornare alla sua originale funzionalità.
In un recente intervento il dott. William J. Anderst, chirurgo ortopedico e professore presso l’Università di Pittsburg, ha dimostrato che le protesi monocompartimentali di ginocchio sono più efficaci di quelle totali nel recuperare la cinematica nativa dell’articolazione. Ciò può essere osservato, ha sottolineato Anderst, nel confrontare il ginocchio operato con quello controlaterale: più nel dettaglio, è stata valutata la cinematica del ginocchio sano con quello protesico mentre i pazienti si alzavano da una sedia, attività che richiede un importante movimento di flessione del ginocchio. Non solo.
Per molti pazienti la facilità di alzarsi dalla sedia può essere motivo di soddisfazione o insoddisfazione dopo l’artroplastica: d’altronde è un movimento molto frequente nell’arco della giornata e provare dolore o fare fatica a farlo può incidere sulla qualità di vita. In uno studio preliminare sono stati coinvolti quindici pazienti, di cui sette donne e otto uomini, tutti sottoposti a intervento con il supporto di un sistema di navigazione che ha facilitato l’impianto della protesi.
Prima dell’intervento, il ginocchio malato aveva uno score di Kellegren-Lawrence maggiore di due, mentre il ginocchio controlaterale dava un valore inferiore a due. Questo score consente di valutare l’avanzamento dell’artrosi. Sette pazienti hanno ricevuto una protesi totale di ginocchio, mentre gli altri otto una protesi monocompartimentale.
I partecipanti si sono, inoltre, sottoposti prima e dopo l’intervento a un test di alzata dalla sedia, durante il quale ognuno ha dovuto alzarsi dalla sedia per tre volte: nel mentre i ricercatori hanno studiato la cinematica del ginocchio malato e quella del controlaterale tramite sensori, scansioni TC e modellamenti.
I risultati del pre e del post-intervento tra i due gruppi sono stati quindi messi a confronto. Dalle analisi condotte, il dott. Anderst e colleghi hanno osservato che in un paziente sottoposto ad artroplastica totale di ginocchio la tibia si trova posteriormente al femore dopo l’intervento e, più in generale, il ginocchio protesico totale si trova, durante una flessione da 20° a 90°, in posizione più mediale e posteriore rispetto a quello monocompartimentale con differenze significative.
Certo, dato il numero contenuto dei pazienti coinvolti questo lavoro può dirsi preliminare e richiede ulteriori ricerche per confermare i risultati. Inoltre, come concluso dal dott. Anderst, occorrerà verificare se queste evidenze biomeccaniche si traducono in miglioramenti nei sintomi dei pazienti.
(Lo studio: Heidenreich E, et al. Paper 109. Presented at: Orthopaedic Research Society Annual Meeting; Feb. 4-8, 2022; Tampa, Fla)
Stefania Somaré