Un esoscheletro per mobilitare il polso

Un team di ricerca indiano (N. Singh, M. Saini, S. Anand, N. Kumar, M. V. P. Srivastava and A. Mehndiratta, “Robotic Exoskeleton for Wrist and Fingers Joint in Post-Stroke Neuro-Rehabilitation for Low-Resource Settings,” in IEEE Transactions on Neural Systems and Rehabilitation Engineering) ha sviluppato un esoscheletro elettromeccanico che mobilizza simultaneamente il polso e le articolazioni tra il metacarpo e le falangi e la cui funzione sarebbe favorire la riabilitazione nei pazienti che hanno subito un ictus.

Un controllo elettromiografico e un feedback visivo della performance consentono la partecipazione attiva agli esercizi del paziete. Il disegno dell’esoscheletro è pensato per essere utilizzato anche in Paesi con risorse limitate: è infatti semplice sia costruire questo device sia mantenerlo nel tempo.

L’esoscheletro è però completo e consente al riabilitatore di personalizzare alcuni parametri per rendere l’esercizio adatto al singolo paziente: sforzo muscolare richiesto, parametri di movimento, estensione e velocità del movimento.

L’esoscheletro è stato testato su 12 pazienti post ictus in fase subacuta e cronica. Ognuno ha sostenuto 20 sessioni di allenamento da 45 minuti e tutti hanno avuto dei miglioramenti sia nel Fugl-Meyer Stroke Assessment score per gli arti superiori, passato da 36 a 50, sia nell’Indice di Barthel, passato da 74 a 89.

Inoltre, tutti i partecipanti al termine del training avevano un angolo maggiore di movimento del polso, mentre la loro spasticità era diminuita. Lo strumento si è quindi mostrato utile ai fini riabilitativi. Certamente occorrono ulteriori studi, magari su una coorte di pazienti più ampia.

Stefania Somaré