Tutore con rotazione esterna e valgo utile per gonartrosi mediale

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Prima di intervenire chirurgicamente, il percorso terapeutico per un paziente affetto da gonartrosi consiste in sedute di fisioterapia atte a rinforzare la muscolatura dell’arto, che funge da stabilizzante naturale dell’articolazione, affiancate da trattamenti con antidolorifici e infiltrazioni.

Sempre più spesso, quando questi metodi non funzionano, si ricorre all’uso di concentrato piastrinico o altri preparati offerti dalla medicina rigenerativa che riducono lo stato infiammatorio e quindi il dolore, migliorando anche la funzionalità articolare.
In questo percorso trovano posto anche alcuni tutori, tra i quali la ginocchiera e, soprattutto in presenza di gonartrosi mediale, il plantare con cuneo laterale.

In letteratura ci sono vari studi che valutano l’impatto dell’uno o dell’altro presidio.
Uno di questi valuta l’azione sinergica del plantare con due tipi di ginocchiera sulla biomeccanica del ginocchio e sul sollievo dal dolore, sia in fase di fermo sia in fase di cammino.
Si tratta di un tutore standard in valgo e un tutore di scarico con funzioni di valgismo e rotazione esterna. In entrambi i casi, il plantare presenta un cuneo laterale di 7°.

Gli autori hanno coinvolto dieci pazienti con gonartrosi mediale, facendoli quindi camminare in diverse modalità: senza alcun presidio; con le due combinazioni sotto studio; con uno solo dei tutori. A ogni prova sono stati misurati il sollievo dal dolore, il comfort del paziente, la cinetica e la cinematica dell’arto inferiore.

Si è così osservato che il tutore con funzione di rotazione esterna e vango lavora meglio delle altre soluzioni sia riducendo il momento di adduzione del ginocchio e aumentandone, invece, la flessione: ciò è vero sia usato da solo che in abbinata al plantare con cuneo laterale. Nessuna differenza è stata invece evidenziata per la riduzione dal dolore, che è forse ciò che più interessa al paziente. Se ciò non bastasse, si è visto che il tutore in valgo aumenta il discomfort del paziente.

I risultati dello studio sono quindi chiari: sembra che il tutore migliore da utilizzare, in caso di artrosi mediale di ginocchio, sia quello più ricco in funzioni. Inoltre, la presenza o meno del plantare associato sembra irrilevante e può quindi essere evitata, con riduzione dei costi a carico del sistema sanitario o del paziente, a seconda dei Paesi.

Tuttavia, lo studio conta un numero davvero esiguo di pazienti coinvolti e i risultati non possono quindi essere considerati altamente significativi. Occorrerebbe ripetere il test su un campione più ampio.
Individuare sistemi di supporto al ginocchio artrosico, capaci di migliorarne la cinetica e cinematica e quindi, indirettamente, di ridurre il processo degenerativo delle cartilagini, è essenziale, dato il numero sempre maggiore di individui che presenta questo problema. La soluzione deve essere comoda, per aumentare la compliance da parte del paziente.

Lo studio è canadese e vede la partecipazione di varie realtà: la divisione di Chirurgia e il Dipartimento di Kinesiologia dell’Università Laval, il Centro di Ricerca Interdisciplinare in Riabilitazione e Integrazione Sociale (CIRRIS); il Centro Integrato Sanitario e Sociale Universitario della Capitale-Nazionale (CIUSSS-CN); l’Istituto di Ricerca Robert-Sauvé di Salute e Sicurezza sul posto di lavoro (IRSST) di Montreal.

(Lo studio: Robert-Lachaine X, Dessery Y, Belzile ÉL, Corbeil P. Knee braces and foot orthoses multimodal treatment of medial knee osteoarthritis. Gait Posture. 2022 Jun 9;96:251-256. doi: 10.1016/j.gaitpost.2022.06.004. Epub ahead of print. PMID: 35709608)

Stefania Somaré