Tunnel carpale, nuove informazioni

Uno studio condotto da ricercatori del Campus di Roma dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, diretti dal prof. Luca Padua, professore associato di Medicina Fisica e Riabilitativa alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e direttore della UOC di Neuroriabilitazione ad Alta Intensità del Gemelli.

La sindrome da tunnel carpale è la più comune neuropatia da intrappolamento, con incidenza del 10% nella popolazione italiana, in particolare nelle fasce d’età 50-54 anni e 75-84 anni.
Negli ultimi sei anni le informazioni su questa patologia sono aumentante. Anzitutto, è emerso il ruolo positivo dell’ecografia come strumento diagnostico e sono state messe a punto nuove tecniche chirurgiche che permettono allo specialista di utilizzare quella più adeguata al singolo caso.

Nel primo caso, un agente protettivo sembra essere la terapia ormonale sostitutiva, che sembra ridurre del 22% il rischio di sviluppare la sindrome. Anche alcune particolari condizioni genetiche associate a malattie rare possono favorirne lo sviluppo.
Ecco, quindi, che potrebbe esserci un aumento dei casi in popolazioni specifiche.
Sempre in tema di fattori di rischio, alcuni studi condotti su piccole popolazioni suggeriscono che anche l’uso continuativo di strumenti tecnologici può indurre lo stato infiammatorio alla base della sindrome.

«Due casi clinici descritti da un gruppo di ricerca italiano dell’Università di Modena e Reggio Emilia, e pubblicati su Medical Hypotheses, ci dicono che anche il Covid-19», conclude il prof. Padua, «può contribuire all’insorgere di questa sindrome. Il meccanismo ipotizzato è una reazione infiammatoria delle cartilagini scatenata dal virus, con conseguente compressione del nervo mediano a livello del polso.
Tuttavia, si tratta al momento di un dato troppo esiguo per poter affermare che esista una relazione causale tra Covid-19 e sindrome del tunnel carpale». Servono ulteriori studi di conferma.

Il primo approccio è sempre conservativo, con educazione del paziente, uso di uno splint e iniezione di corticosteroidi per ridurre l’infiammazione locale. Solo le compressioni più gravi sono da sottoporre e intervento.

Va da sé che è l’esperienza del medico a selezionare il miglior approccio diagnostico e di trattamento. Attenzione, però, soprattutto nei più anziani l’intervento chirurgico può non risolvere il sintomo doloroso.

(Lo studio: Padua L, Cuccagna C, Giovannini S, Coraci D, Pelosi L, Loreti C, Bernabei R, Hobson-Webb LD. Carpal tunnel syndrome: updated evidence and new questions. Lancet Neurol. 2023 Mar;22(3):255-267. doi: 10.1016/S1474-4422(22)00432-X. Epub 2022 Dec 13. PMID: 36525982)