Quella del tunnel carpale è una sindrome diffusa nella popolazione mondiale, con incidenza maggiore nel genere femminile rispetto a quello maschile.
I sintomi caratterizzanti sono dolore principalmente alle prime tre dita della mano, formicolio diffuso, intorpidimento e alterazioni della sensibilità.
Nelle fasi iniziali questi si fanno sentire principalmente di notte, ma con l’avanzare della sindrome si estendono al resto della giornata. A parte casi estremamente compromessi, il primo approccio terapeutico è conservativo, in primis intervenendo con metodi di terapia fisica, come tecarterapia e laserterapia, ma anche la massoterapia, per ridurre il sintomo doloroso.
Diffusa anche l’abitudine a prescrivere iniezione di steroidi, considerati utili per ridurre il gonfiore che si genera intorno al nervo, ridurre i sintomi e il numero di interventi chirurgici effettuati.
Questo approccio trova conferma in una review Cochrane basata sull’analisi di 9 studi randomizzati e controllati, o quasi randomizzati, condotti in ospedali americani, europei e del medio oriente, per un totale di 639 partecipanti e altrettante mani.
Questi lavori mettevano a confronto una serie di parametri tra i pazienti trattati con l’iniezione e quelli trattati senza o con placebo, con un follow-up di circa dodici mesi. Tutti gli esiti si basano su outcome riportati dai partecipanti stessi e non su misure oggettive.
Gli autori volevano verificare se il trattamento avesse efficacia per migliorare la sintomatologia a tre mesi di follow-up, migliorare la funzionalità della mano, incidere sui sintomi oltre i tre mesi di follow-up, migliorare i parametri neurofisiologici del paziente, migliorare i parametri nell’imaging, ridurre l’incidenza di chirurgia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Infine, si sono concentrati anche sugli eventi avversi. Ecco cosa è emerso dalla revisione. C’è un’evidenza di moderata certezza che le iniezioni di steroidi riescano a ridurre la sintomatologia del paziente sia a 3 che a 6 mesi e a migliorarne la funzionalità della mano, così come che riducono la ricorrenza alla chirurgia nell’anno successivo e migliorino la qualità di vita.
Molto bassa l’evidenza, invece, che riguarda i parametri neurofisiologici, che sembrano migliorare, ma con dati troppo contrastanti e comunque insufficienti a dare conferme maggiori. Bassa anche l’evidenza che queste iniezioni non diano eventi avversi gravi: questo dato è stato infatti riportato solo dal 66% degli studi inclusi. Resta quindi un buon margine di incertezza.
Per scendere nel dettaglio, 2 dei pazienti inclusi nella revisione hanno sperimentato un dolore intenso che ha impiegato parecchie settimane a scomparire, mentre in un caso c’è stata una reazione del sistema simpatico, con mani fredde e pallide, risolta però in una ventina di minuti.
Più frequenti gli effetti collaterali lievi, come dolore moderato (66%) e gonfiore (9%) durato meno di 2 settimane. Imporante sottolineare che anche il 16% dei pazienti trattati con placebo, nel gruppo di controllo, hanno sviluppato un sintomo doloroso.
Ecco, quindi, che le iniezioni di steroidi nei pazienti con sindrome del tunnel carpale sembrano essere funzionali, il che suggerisce di continuare a utilizzarle.
Il condizionale resta però necessario, date le evidenze basse o moderate: servono ulteriori studi per confermare definitivamente questi dati. Non solo. Dal momento che tutti gli studi selezionati hanno incluso solo pazienti con sindrome di entità lieve e moderata, sono questi i pazienti per i quali Cochrane dà il suo “benestare”.
Nulla si può dire degli effetti sulle sindromi più gravi. Non solo. La sindrome del tunnel carpale spesso si presenta in concomitanza ad altre patologie, come diabete e artrite: anche in questo caso, gli studi non hanno valutato gli effetti delle iniezioni di steroidi in pazienti con patologie aggiuntive alla sindrome, pertanto questa revisione non può dirci nulla su questi soggetti.