Tumori del sangue e ruolo dell’esercizio fisico

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Nel nostro Paese i pazienti con tumore del sangue sono oltre 300 mila: 67 mila con linfoma di Hodgkin, 156 mila con linfoma non Hodgkin, circa 85 mila con leucemia. Per tutti loro è importante mantenere una soddisfacente qualità di vita durante il percorso di cura.

Un obiettivo che si può ottenere anche grazie a una regolare attività fisica, che incrementa la capacità aerobica, la resistenza, la forza, l’autostima.
Di questo si è parlato durante il webtalk “Il ruolo delle terapie integrate nei tumori del sangue”, disponibile su Oncowellness, la prima piattaforma digitale dedicata al benessere psicofisico delle persone con cancro, che offre schemi di allenamento e video-tutorial realizzati da trainer certificati.

Esercizi contro gli effetti avversi delle terapie

«L’esercizio motorio è fondamentale nelle varie fasi della malattia: in quella iniziale, in cui viene formulata la diagnosi; in quella intermedia, che coincide con l’avvio delle terapie, che spesso comportano effetti collaterali a breve e medio termine; in quella successiva, quando possono manifestarsi ulteriori effetti avversi, come cardiotossicità e neuropatia periferica», spiega Maria Christina Cox, specialista in ematologia all’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma e delegata dell’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma.

«A conferma di ciò, l’attività fisica ha dimostrato, in studi sia randomizzati sia prospettici e longitudinali, un ruolo importante nel prevenire e mitigare gli effetti tossici dei trattamenti sui vari organi e apparati.
Si sta, inoltre, rivelando utile anche per contrastare la sindrome chiamata chemo-brain, cioè il declino cognitivo che può insorgere in seguito ad alcuni tipi di chemioterapia».

Elisabetta Abruzzese, specialista in ematologia all’Ospedale Sant’Eugenio di Roma, sottolinea che «i tumori ematologici sono accompagnati da riduzione della massa muscolare, diminuzione del calcio nelle ossa, problemi cardio-respiratori. E l’attività fisica contribuisce a gestire queste criticità, risultando benefica non solo per i bambini e per gli anziani, ma anche per gli adulti».

Un aiuto per ridurre ansia e stanchezza

Mettersi in movimento giova quindi al corpo, ma anche alla mente.
«L’attività fisica, in combinazione con la psicoterapia, aiuta a ridurre l’ansia, la depressione, la fatigue, cioè la stanchezza cronica», conferma Gabriella De Benedetta, psicologa della struttura complessa di Ematologia dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano e vicepresidente della Società Italiana di Psico-Oncologia.
«Considerando tutto ciò, risulta quindi evidente la necessità di disporre sempre di più di terapie integrate».

Benefici anche dalla riabilitazione

Oltre all’attività motoria, è importante anche la riabilitazione.
«L’esercizio terapeutico si differenzia dall’attività fisica», chiarisce Isabella Springhetti, direttore dell’Unità Operativa di Riabilitazione Specialistica degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia.
«Si tratta, infatti, di un esercizio di apprendimento guidato dal fisioterapista, che stabilisce intensità, durata, frequenza degli allenamenti. È, inoltre, uno strumento utile a stabilizzare alcuni segmenti del corpo, come la colonna vertebrale o le ossa lunghe».

Paola Arosio