Teleriabilitazione, verso linee guida nazionali

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La telemedicina è una delle eredità positive della pandemia da Covid-19: l’esigenza di seguire migliaia di pazienti a distanza nei lunghi mesi del lockdown prima e di limitarne l’accesso in ospedale nei mesi successivi ha spinto molti reparti ad avviare servizi di telemedicina dapprima improvvisati e poi resi strutturali.
Simile il percorso dei servizi riabilitativi.
Nei mesi passati, poi, sono stati pubblicati vari studi che attestano la qualità di un servizio riabilitativo a distanza, in taluni casi anche suggerendo modelli da seguire per effettuare visite di follow up e valutazioni motorie in modalità “remoto”.

Se inizialmente ogni realtà si è mossa in modo autonomo, con il passare dei mesi è nata l’esigenza di uniformare le modalità di approccio e uso della tele-riabilitazione: e infatti al momento la Conferenza Stato-Regioni è alle prese con un documento dal titolo “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni e servizi di teleriabilitazione da parte delle professioni sanitarie”.

Redatto dal Gruppo di lavoro telemedicina della Cabina di regia Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NISIS) su base di una proposta avanzata dal Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali, in collaborazione con il Gruppo di consensus nazionale sulla teleriabilitazione e la teleassistenza e il supporto della Segreteria Scientifica della Presidenza dell’Istituto Superiore di Sanità, il documento intende favorire, in ciascuna regione, l’implementazione di percorsi di presa in carico a distanza, secondo modelli organizzativi e metodologie uniformi e condivise dalle realtà parte della consensus che, attraverso periodiche sedute di confronto, hanno messo a disposizione la propria expertise, affinata nelle fasi più critiche dello scenario emergenziale.
Interessati dal documento sono i pazienti di tutte le età che necessitano di riabilitazione motoria e cognitiva, occupazionale, neuropsicologica, della comunicazione, della deglutizione, del comportamento, cardiologica e polmonare… tutte in modalità “tele”.

Nello specifico il documento non scende nel dettaglio della riabilitazione cardiologica e polmonare, che saranno oggetto di documenti ad hoc, ma sottolinea che l’uso della teleriabilitazione deve essere valutata caso per caso in sinergia con il Progetto di Riabilitazione Individuale (PRI): ciò significa che può essere continuativa, alternativa o integrativa a forme di riabilitazione più tradizionali.

Il testo sottolinea inoltre come questa modalità possa essere utile sia per facilitare la partecipazione del paziente che per garantire continuità di cure al domicilio, migliorare l’intervento riabilitativo nel suo complesso e favorire la presa in carico di un maggior numero di soggetti, quindi aumentando la possibilità di accesso ai servizi.
Come anticipato, dovendo scegliere se e come utilizzare la teleriabilitazione per ogni singolo soggetto, occorre anche valutare la necessità di istruire un caregiver all’affiancamento delle sedute a distanza e di un mediatore culturale.

Importante, le strutture sanitarie, anche private, che volessero erogare servizi in teleriabilitazione devono avere l’apposito accreditamente, per il quale occorre dimostrare di potersi affidare a un servizio di ingegneria clinica per la verifica di adattabilità delle tecnologie da utilizzare nel contesto dove devono essere inserite.
Insomma, non ci si può improvvisare, ma occorre dimostrare di essere in grado di erogare queste prestazioni in totale sicurezza per i pazienti. Il documento è in questo molto dettagliato, arrivando anche a definire la remunerazione per le strutture sanitarie, differenti a seconda del setting.

Stefania Somaré