Anche se nessuno studio può portare a risposte definitive, quelli randomizzati e controllati riducono certamente il rischio di introdurre bias nelle analisi. Tuttavia, per essere efficaci, devono essere ben costruiti.

Per aiutare i colleghi ricercatori a realizzare studi randomizzati controllati davvero poveri di bias, un team di ricerca internazionale, guidato dall’Irccs Fondazione Don Gnocchi di Milano, ha preso in considerazione gli studi più recenti effettuati sul tema. Focus del lavoro, la riabilitazione.

Seguendo le indicazioni della Cochrane, gli autori hanno individuato bias ben specifici sui quali focalizzarsi: bias di selezione, di prestazione, di rilevamento, di attrito, reporting bias e altri. È stata poi eseguita una ricerca in letteratura allo scopo di individuare gli studi effettuati e capire quali bias influenzano la ricerca in riabilitazione: in tutto, alla fine della selezione, sono stati 7 i lavori identificati, tutti classificati come meta-epidemiologici, per un totale di 227.806 pazienti.

Per ogni studio il team ha estratto caratteristiche specifiche: autore, anno, disegno, setting riabilitativo, tipo di intervento riabilitativo, numero di studi randomizzati e partecipanti inclusi nella sintesi meta-epidemiologica, tipo di bias presente.

Una prima considerazione condivisa dagli autori nella parte dedicata alla discussione è che il numero di studi trovato è basso, inferiore a quello che si individuerebbe se si andassero a valutare. 

La qualità degli studi presenti in letteratura

Una seconda riflessione riguarda la qualità dei pochi studi che trattano il tema dei bias in ambito riabilitativo. Questa è spesso scarsa per dimensione modesta del campione (indicata in almeno 600 pazienti per raggiungere risultati interessanti negli studi e di almeno 50 studi nelle meta analisi) oppure per eterogeneità dei dataset di partenza.

Infine, sarebbe utile che queste metanalisi analizzassero anche gli effetti delle interazioni tra bias differenti su una specifica area di ricerca, cosa che non viene fatta molto spesso. Tali suggerimenti sono utili per migliorare i futuri studi in questa direzione, essenziali per poter capire come migliorarne gli esiti.

Gli esiti raggiunti sono spesso incerti

Gli autori sottolineano che, quando si parla di riabilitazione, è possibile che la scelta di utilizzare studi in cieco non sia così essenziale, come invece è per altre branche della medicina. Per evitare che si creino bias a livello di partecipanti, terapisti o altro, si può per esempio evitare di illustrare troppo nel dettaglio gli scopi della ricerca. Questi risultati derivano però da soli 2 studi tra i 7 individuati e devono quindi essere valutati con moderazione.

Due gli studi che si concentrano sui bias di attrito, ancora una volta con risultati contrapposti: gli autori ritengono che ciò possa dipendere dalla definizione data al termine stesso di “attrito” e al concetto “intenzione di trattare”. Scarsi gli esiti anche per quanto riguarda i reporting bias, probabilmente associati a esiti overstimati di dolore e limitazione funzionale. In conclusione, gli autori confermano la necessità di migliorare gli studi randomizzati in ambito riabilitativo.

Studio:  Arienti C, Armijo-Olivo S, Ferriero G, Feys P, Hoogeboom T, Kiekens C, et al. The influence of bias in randomized controlled trials on rehabilitation intervention effect estimates: what we have learned from meta-epidemiological studies. Eur J Phys Rehabil Med 2023 Dec 12.