La chirurgia di decompressione è la strategia utilizzata nel trattamento dei pazienti che soffrono di stenosi lombare e che non rispondono bene ai trattamenti conservativi; si tratta di un intervento che ottiene spesso un netto miglioramento delle condizioni dei pazienti a sei mesi, ma che si associa anche ad alcuni insuccessi.

Per capire come intervenire e aumentare il tasso di successo, un team iraniano ha avviato uno studio trasversale, pubblicandone i risultati su Journal of Orthopaedic Surgery and Research. Obiettivo: capire se vi sia relazione tra il livello di disabilità del paziente nel post-operatorio e una serie di altri outcome, come la performance fisica, il dolore e l’ansia associata al dolore.

Modalità operative

In questo studio, 80 sono stati i pazienti coinvolti e sottoposti a una serie di valutazioni per accertarne il livello di disabilità, la performance fisica ottenuta con l’intervento, il dolore e l’ansia associata al dolore.

Per la disabilità gli autori hanno utilizzato il classico Oswestry Disability Index (ODI), nella sua versione persiana; per la performance fisica sono stati scelti il “timed up and go” (TUG) test, il “6 minute walking” test, il “Sorensen” test modificato e il “functional reach” test per l’equilibrio dinamico.

Per quanto riguarda l’intensità di dolore percepita, è stata selezionata la scala analogica visiva, mentre per l’ansia provata a causa del dolore, la versione modificata persiana del “Pain Anxiety Symptoms Scale-20”.

Una volta ottenuti tutte le misurazioni, gli autori hanno effettuato diverse analisi statistiche per verificare se le variabili indipendenti influenzino in qualche modo quella dipendente, ovvero la disabilità.

Lavorare su rinforzo dei muscoli estensori posteriori e su equilibrio

L’analisi bivariata mostra per esempio una chiara associazione tra i risultati del “Pain Anxiety Symptoms Scale-20” e la disabilità. Buona la correlazione anche tra indice di Sorenson modificato e “functional reach” test con la disabilità, così come con la scala analogica visiva.

Quest’analisi statistica consente, inoltre, di mettere in relazione positiva i risultati del “Pain Anxiety Symptoms Scale-20” con il dolore percepito a gambe e bassa schiena, e negativa con quelli degli indici di performance. Gli autori non si sono però fermati all’analisi bivariata, ma hanno proseguito con una regressione lineare: questa conferma il ruolo dell’ansia associata al dolore nel mantenimento della disabilità, con un peso del 57%.

Inoltre, indice di Sorenson e “functional reach” test, insieme, contano per il 67% sui risultati del test di disabilità. Come si può dare un senso clinico e pratico a questi risultati? I parametri risultati importanti per incorrere o meno nella disabilità post intervento di decompressione sono correlati alla forza dei muscoli estensori posteriori: occorre quindi pensare a rinforzarli nel post operatorio. Lo stesso vale per l’equilibrio. E per quanto riguarda il dolore, occorre lavorare perché il paziente non abbia paura di sentire male, altrimenti ridurrà al massimo il proprio sforzo fisico e allenamento, peggiorando la propria condizione fisica.

Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di valutare il soggetto nella sua complessità, cercando soluzioni che possano supportarne il recupero funzionale e psicologico dopo la decompressione della stenosi lombare.

Studio: Sahebalam, M., ShahAli, S., Komlakh, K. et al. The association between disability and physical performance, pain intensity, and pain-related anxiety in patients after lumbar decompression surgery: a cross-sectional study. J Orthop Surg Res 18, 961 (2023).