Secondo un team di ricerca israeliano, la difficoltà di adeguare il design dei tutori alla specifica anatomia del paziente potrebbe essere una delle motivazioni del rallentamento dell’introduzione della stampa 3D nella pratica clinica: questa personalizzazione richiede infatti abilità non proprie del medico.
Uno studio israeliano ha osservato in particolare i tutori per mano, concentrandosi sulla creazione di un software in grado di adattarne automaticamente il progetto alle esigenze del paziente, partendo dalle misure anatomiche del dito (Sigal Portnoy et al. Automated 3D-printed finger orthosis versus manual orthosis preparation by occupational therapy students: Preparation time, product weight, and user satisfaction. Journal of Hand Therapy. Pubblicato online il 15 maggio 2020. Doi: https://doi.org/10.1016/j.jht.2020.03.022).
Per verificare l’efficacia del software i ricercatori hanno effettuato una comparazione con il metodo tradizionale manuale, prendendo in considerazione il tempo di preparazione, il peso del tutore e la soddisfazione dei tecnici ortopedici coinvolti.
Il tutore di partenza scelto serve per il controllo della deformità a collo di cigno del dito.
Il prodotto ottenuto con il metodo automatico stampato in 3D era decisamente più leggero di quello prodotto manualmente, anche se il tempo di preparazione è stato più lungo.
In ogni caso, i tecnici che hanno partecipato hanno detto di preferire questo metodo a quello manuale, in quanto più estetico e adatto al singolo paziente.
La creazione di software come quello proposto potrebbe quindi facilitare l’uso della stampa 3D in clinica e la produzione di prodotti performanti.
Stefania Somaré