Squat profondo, quali differenze tra soggetti anziani e adulti?

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Uno studio giapponese di biomeccanica e cinematica si è concentrato sugli arti inferiori e sui cambiamenti apportati dall’invecchiamento.
Il razionale parte dal fatto che la possibilità di eseguire uno squat profondo sugli arti inferiori è di grande importanza per il mantenimento dell’autonomia: è utile, per esempio, per raccogliere oggetti da terra, ma anche per rifare il letto e altro ancora. Questo è però un movimento complesso che richiede la mobilitazione di praticamente tutte le articolazioni principali dell’arto inferiore: anca, ginocchio e caviglia. Dal momento che l’età vede una ridotta funzionalità di queste articolazioni, anche il movimento in sé diventa difficoltoso.

Gli autori sottolineano però che non vi è certezza che le limitazioni a effettuare lo squat profondo siano legate solo alle articolazioni. Volendoci capire di più hanno avviato un’investigazione per capire quali fattori incidono sull’esecuzione di questo movimento, non solo a livello di arti inferiori ma di corpo tutto, e come cambiano con l’invecchiamento.

Per poterlo fare, i partecipanti coinvolti sono sia soggetti di età media 76.5 anni (12) sia di età media 30 anni (19). A tutti è stato chiesto di eseguire uno squat o con flessione del ginocchio superiore ai 100 gradi, mentre gli autori ne misuravano i dati di movimento utilizzando sistemi di analisi del movimento e piastre di forza.

Come da attesa, gli anziani hanno eseguito quat decisamente meno profondi dei soggetti più giovani. Lo studio ha però messo in evidenza altri aspetti essenziali. Il primo, gli anziani coinvolti presentano anche una minore capacità di dorsiflessione della caviglia, angoli di flessioni del ginocchio più piccoli, angoli di flessione del tronco maggiori e un maggiore spostamento in avanti del centro di massa di tutto il corpo durante il movimento di squat profondo. Questo per quanto riguarda la biomeccanica.

Che dire della cinematica? Nei partecipanti anziani l’estensione del ginocchio risulta partecipare meno al movimento che nei giovani, mentre è decisamente maggiore il coinvolgimento dell’estensione dell’anca: ciò significa che il ginocchio fatica maggiormente a supportare il peso del corpo mentre questo si sposta verso il basso.

Queste osservazioni possono essere utili per individuare percorsi riabilitativi atti a mantenere attivi certi movimenti e forti alcune muscolature o, comunque, per meglio capire come aiutare i soggetti a restare autonomi mentre invecchiano. Lo studio è stato per lo più condotto da ricercatori della Tohoku University di Sendai, nella prefettura di Miyagi, in particolare dalla Scuola in Medicina e dalla Scuola in Ingegneria Biomedica.

(Lo studio: Honda K, Sekiguchi Y, Shimazaki S, Suzuki R, Suzuki T, Kanetaka H, Izumi SI. Effects of aging on whole-body center of mass movement and lower limb joint kinematics and kinetics during deep-squat movement. J Biomech. 2022 Feb 11;134:110996. doi: 10.1016/j.jbiomech.2022.110996. Epub ahead of print. PMID: 35193063)

Stefania Somaré