Slogatura di caviglia, i fisioterapisti si attengono alle linee guida?

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La slogatura di caviglia è la lesione dell’apparato muscoloscheletrico più frequente negli sportivi come nei moderatamente attivi. Spesso sottovalutata, questa lesione deve essere ben diagnosticata e trattata per non lasciare strascichi a livello articolare.
Le linee guida sono approfondite e indicano chiaramente come procedere in base alla gravità.

Tra i professionisti coinvolti nel percorso terapeutico ci sono i fisioterapisti. Di norma una slogatura di caviglia richiede 4-6 settimane di supporto esterno con tutore adeguato alla gravità della lesione.
In questo periodo, il paziente deve aumentare progressivamente il carico sulla caviglia lesa: l’articolazione non dovrebbe restare ferma troppo a lungo perché rischia di perdere di mobilità. Di qui l’importanza di un percorso attivo.

Accanto agli esercizi può essere utile effettuare terapie manuali per drenare i tessuti, se necessario, o effettuare mobilizzazioni passive, mentre la crioterapia può ridurre il dolore e, se necessario, l’uso di antinfiammatori via bocca. Sconsigliati, invece, gli ultrasuoni, mentre non c’è ancora chiarezza rispetto all’utilità di diatermia, elettroterapia e low laser therapy.

Una ricerca dell’Università di Genova ha valutato il livello di conoscenza e di conseguente applicazione di queste indicazioni tra i fisioterapisti italiani.
Lo studio ha previsto tre fasi:

  • la raccolta di dati anagrafici
  • la comprensione di due casi studio, sottoposti tramite lo strumento delle “vignette cliniche”
  • il conferimento del proprio consenso su undici affermazioni, utilizzando la scala 0-5 di Likert.

Sono stati interpellati 483 professionisti, 408 dei quali hanno deciso di partecipare; 369 hanno completato i tre step, i restanti 39 hanno completato i primi due.

I risultati dello studio sottolineano l’esistenza di consapevolezza dell’importanza di seguire le linee guida nella diagnosi e nel trattamento di una slogatura di caviglia da parte dei professionisti interpellati, sebbene alcuni ricorrano anche a rimedi con basso livello di raccomandazione – come diatermia (7%), laser terapia (5%), ultrasuoni (3%), elettroterapia (1%) – per lo più associati a strategie più efficaci.

Ciò accade probabilmente per andare incontro alle richieste e convinzioni del paziente, ma occorre prestare attenzione: soprattutto se utilizzati da soli, questi rimedi possono peggiorare la situazione articolare, lasciando carenze funzionali. Gli autori sottolineano che il 23% dei partecipanti avrebbe applicato solo una combinazione di trattamenti non consigliati, come prima linea: un numero probabilmente troppo elevato. Quando si parla di slogature gravi, con associata frattura, i partecipanti sono consapevoli di doverli inviare a uno specialista… nonostante ciò, davanti al caso studio con frattura associata a slogatura, 1/3 dei fisioterapisti interpellati non ha riconosciuto lo scenario.

Gli autori riferiscono l’intenzione di eseguire ulteriori approfondimenti di questo lavoro, di carattere osservazionale.

(Lo studio: Caffini, G., Battista, S., Raschi, A. et al. Physiotherapists’ knowledge of and adherence to evidence-based practice guidelines and recommendations for ankle sprains management: a cross-sectional study. BMC Musculoskelet Disord 23, 975 (2022). https://doi.org/10.1186/s12891-022-05914-5)

Stefania Somaré