Un gruppo di studio coreano propone un metodo che sfrutta il movimento compensatorio di pronazione effettuato per aggirare la debolezza flessoria del pollice dovuta alla sindrome.

Tra il 3% e il 5% della popolazione generale sviluppa sindrome del tunnel carpale nell’arco della vita. La percentuale sale all’8% se si considera la popolazione attiva. La diagnosi si basa sulla visita clinica da parte dello specialista e su alcuni esami strumentali.

Nella prima fase si valuta lo stato della muscolatura alla base del pollice e la capacità del paziente di effettuare la pinza pollice-indice. Ci sono poi alcuni test che possono evidenziare la presenza della sindrome, come il test di Durkan, il test di Phalen e Phalen inverso e il test di Tinel.
Se la visita conferma il sospetto diagnostico, si può procedere con l’elettromiografia, l’elettroneurografia o l’ecografia per avere una conferma definitiva. Come si vede, la diagnosi richiede una visita specialistica in presenza.

Un team coreano sottolinea come ciò possa essere un limite, in un’epoca caratterizzata da una crescente pressione sui centri sanitari da parte della popolazione e dalla ridotta capacità di risposta, data in primis da risorse umane insufficienti.
Per questo il team, afferente al Dipartimento di Medicina Riabilitativa del College di Medicina della Yeungnam University (Daegu), ha studiato uno strumento diagnostico semplice e veloce, applicabile anche a distanza tramite tele-visita, per effettuare un primo screening.
Il metodo si basa sull’osservare se i pazienti effettuino movimenti compensatori di pronazione del polso come risposta alla ridotta forza di abduzione del pollice. I risultati di questa analisi sono pubblicati su Journal of Pain Research.

Valutazione di presenza della compensazione

Gli autori hanno incluso nello studio 18 mani, per 10 pazienti, con diagnosi di sindrome del tunnel carpale e 18 mani, di 11 soggetti, sane. Tutti i partecipanti sono stati valutati da uno stesso chirurgo ortopedico esperto, con oltre 20 anni di esperienza, in cieco: lo specialista non sapeva quali soggetti avessero la sindrome e quali no.

Il test messo in atto è semplice. I partecipanti hanno appoggiato la mano in posizione supina su un tavolo, tenendo ben appoggiata la seconda articolazione metacarpofalangea alla superficie. Da qui, hanno dovuto effettuare l’abduzione palmare del pollice, cercando di tenere l’articolazione metacarpofalangea a contatto con il tavolo: qualora questo contatto venisse perso, il test di “compensazione pronatoria” è stato considerato positivo.

A questo punto, era necesario verificare che vi fosse correlazione positiva tra mani con sindrome del tunnel carpale e movimento compensatorio in pronazione; i dati sono quindi stati valutati statisticamente.

Il metodo sembra essere efficace

Le analisi dei dati hanno confermato la presenza di una correlazione tra sindrome e pronazione in compensazione del polso: tutte le mani con sindrome studiate, infatti, sono risultate positive al test effettuato. Contemporaneamente, tutte le mani prive di sindrome sono risultate negative. Ne deriva che la sensibilità e la specificità del test è del 100%.
Il vantaggio di questo test è che può essere effettuato anche a distanza, in video, consentendo di richiamare nel centro esperto solo i pazienti con alto sospetto di sindrome del tunnel carpale per eventuale conferma strumentale. Gli stessi autori sottolineano che, prima di poter introdurre questo test in clinica, bisogna effettuare un altro studio su un maggior numero di pazienti. Gli esiti di questo primo lavoro sono comunque certamente positivi.

Studio: Brutus JP, Vo TT, Chang MC. “Pronation Compensation Sign” as a New Diagnostic Tool for Carpal Tunnel Syndrome: A Prospective Preliminary Study. J Pain Res. 2024;17:1595-1599, https://doi.org/10.2147/JPR.S455117