Servizi protesici e ortesici da remoto

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Durante la pandemia tutti i Paesi hanno gestito situazioni croniche a distanza. Passata l’emergenza, è interessante l’impatto di questi servizi sugli utenti che li hanno utilizzati.

Uno studio australiano prende in considerazione la soddisfazione di pazienti che sono stati seguiti a distanza in quel periodo per l’uso di protesi o tutori. L’interesse è alto, perché la telemedicina è vista come una soluzione alla continua crescita di domanda sanitaria, legata in particolare all’invecchiamento globale della popolazione, ma non solo.

In particolare, si stima che entro il 2030 il numero di soggetti che necessita di tecnologie assistive raddoppierà. Ideare servizi in telemedicina adeguati, efficaci e ben accolti dagli utenti diventa quindi un punto saliente per la ricerca.

Lo studio coinvolge tanto adulti (13), quanto genitori di bambini (3), che usano un tutore o una protesi e che hanno avuto accesso a un servizio in telemedicina. I numeri tra parentesi sono relativi a chi ha risposto al questionario, che è stato inviato a una pletora più ampia di soggetti con caratteristiche simili.

Dal punto di vista demografico, i due gruppi si differenziano per età e per familiarità con i servizi in telemedicina: più nello specifico, i genitori di bambini con protesi/tutore sono più giovani e più avvezzi alla tecnologia. Tutti i partecipanti, comunque, si sono trovati bene con la telemedicina, ritenendola semplice da usare, efficace e utile.

La soddisfazione è alta anche riguardo al servizio specifico offerto: gli utenti hanno infatti dichiarato che lo staff è stato gentile ed educato e si è sincerato di rispondere a ogni domanda e dubbio, facilitando la scelta del dispositivo più adeguato al singolo soggetto.

Alcuni dei partecipanti sono stati anche intervistati per ottenere indicazioni più specifiche. Dalle loro risposte è risultato che un servizio di telemedicina è soddisfacente quando il medico, o specialista coinvolto, riesce a instaurare con l’utente un rapporto di lavoro produttivo, quando possiede forti competenze interpersonali e il servizio offerto è innovativo. Non solo. Il servizio risulta più efficace quando l’utente conosce bene il proprio dispositivo. Forse è meno indicato per chi deve iniziare a utilizzarlo.

Dalle interviste è stato possibile evidenziare anche alcuni limiti alla telemedicina, come la riduzione delle connessioni sociali, la mancanza di autonomia da parte dell’utente, scarsa confidenza nell’intervenire sulla protesi o sul tutore. Inoltre, la telemedicina è più difficile, in questo ambito, se l’utente è un bambino. Prendendo in considerazione questi fattori, e gli altri esplicati nello studio, è possibile implementare servizi a distanza efficaci e soddisfacenti per professionisti e utenti.

(Lo studio: Michael P. Dillon, Katie Bishop, Emily Ridgewell, Leigh Clarke & Saravana Kumar (2023) Describe the population receiving orthotic/prosthetic services using telehealth in Australia, and their experience and satisfaction: a quantitative and qualitative investigation, Disability and Rehabilitation, DOI: 10.1080/09638288.2023.2196094)