Negli ultimi tempi sono molti gli studi che si concentrano su una riabilitazione virtuale interattiva per i soggetti colpiti da ictus.
Spesso questi scenari coinvolgenti sono applicati alla riabilitazione degli arti superiori.

Nel gennaio 2018 un team di ricerca australiano aveva pubblicato su BMJ Open un protocollo di ricerca atto a verificare l’efficacia di uno strumento innovativo sulla riabilitazione dell’arto superiore a distanza di pazienti post ictus.
Lo strumento al centro dello studio si chiama STRIVE (STRoke Interactive Virtual thErapy) e consiste in una piattaforma online che offre agli utenti esercizi personalizzati e una supervisione a distanza.

Il 10 aprile scorso Archives of Physical Medicine and Rehabilitation ha pubblicato online i risultati dello studio che è stato condotto interamente in Australia, anche se parte dei suoi autori lavora anche presso istituti di altri Paesi, in particolare Canada, Francia e Singapore (Johnson L, Bird ML, Muthalib M, Teo WP. An innovative STRoke Interactive Virtual thErapy (STRIVE) online platform for community-dwelling stroke survivors: a randomised controlled trial [published online ahead of print, 2020 Apr 10]. Arch Phys Med Rehabil. doi: 10.1016/j.apmr.2020.03.011).

60 i pazienti reclutati nello studio, divisi in due gruppi, uno di ricerca, trattato per 8 settimane con la riabilitazione virtuale a distanza, con sessioni di circa 45 minuti, e l’altro di controllo, sottoposto a riabilitazione tradizionale.

I risultati hanno mostrato la totale assenza di eventi avversi nel gruppo di studio, oltre a risultati nell’Action Research Arm Test score assimilabili nei due gruppi.

Si sono invece osservate differenze nel Fugl-Meyer Upper Extremity scale.
Lo studio ha comunque dimostrato che una riabilitazione a distanza, effettuata in comunità di pazienti post stroke, è efficace quanto i percorsi tradizionali nel recuperare l’uso degli arti superiori.

Un dato interessante, perché consente di pensare a forme differenti di riabilitazione che consentano di rinforzare anche il territorio e di andare incontro alle persone che vivono lontane dai centri di riabilitazione.

Stefania Somaré