Revisione sistematica su necrosi della testa del femore post frattura

L’incidenza della frattura del collo del femore è in aumento a causa non solo dell’invecchiamento della popolazione ma anche dell’incremento degli incidenti stradali, nei quali a essere coinvolti sono spesso soggetti ancora giovani. Un problema sanitario serio, perché questo genere di frattura può determinare disfunzioni articolari che, soprattutto nei giovani, possono influenzare la qualità di vita a lungo termine.

Non solo. Questa frattura si associa anche a un alto tasso di “non unione” e necrosi della testa del femore, entrambe legate a una riduzione dell’afflusso di sangue alla zona. La seconda si verifica, in media, nel 25% dei soggetti, con un valore percentuale che varia dal 7% all’80% a seconda delle condizioni. Poter individuare, tra i pazienti con frattura al collo del femore, quelli a maggior rischio di sviluppare una necrosi successiva, consentirebbe di monitorarli in modo più intenso e specifico, eventualmente effettuando una diagnosi e un trattamento precoci, prima che la testa del femore collassi.

Nel corso degli anni sono quindi stati sviluppati metodi predittivi, come l’uso della single photon emission computed tomography/computer tomography (SPECT/CT) e la scansione con tomografia micro-computerizzata (micro-CT).
Una recente revisione cinese analizza tutti i metodi predittivi presentati in studi di letteratura, valutandone l’efficacia.

Il lavoro si basa su 36 studi, per un totale di 11 metodi, divisi in 3 grandi categorie: imaging radiografico (angiografia superselettiva, SPECT/CT, micro-CT e risonanza magnetica dinamica); modelli predittivi di intelligenza artificiale; metodi intraoperatori (perforazione della testa del femore per ridurre la pressione e favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni, osteoscopia, ossigenoterapia iperbarica, laser doppler fluorimetria, individuazione di eventuale sanguinamento dai fori delle viti cannulate prossimale e valutazione della pressione ossea con ICP).

Ognuno dei metodi elencati presenta dei vantaggi e degli svantaggi, messi in evidenza dal team di ricerca. Nessuno dei metodi gode, occorre dirlo, di una forte evidenza scientifica e molti necessitano che la sala operatoria sia attrezzata con una ben specifica strumentazione. Tuttavia, gli autori suggeriscono una combinazione di metodi che, a loro parere, potrebbe essere efficiente nel prevedere la formazione di necrosi alla testa del femore: MRI selettiva o SPECT/CT in sinergia con la valutazione di un possibile sanguinamento dai fori delle viti utilizzate per la fissazione.

I primi due metodi consentono di valutare la quantità e la qualità della perfusione sanguigna dell’osso: quando bassa, occorre tenere sotto controllo il paziente. Purtroppo, entrambe le tecniche non sono utilizzabili in setting emergenziali; in questi casi, quindi, può essere sufficiente verificare che l’osso non perda sangue prezioso dai fori delle viti.

Questa interessante revisione è pubblicata su “Journal of Orthopaedic Surgery and Research”. Vi hanno partecipato il Dipartimento di Ortopedia del First People’s Hospital of Changde City e del Second Xiangya Hospital of Central South University, sempre a Changde.

(Lo studio: Hu, Y., Yang, Q., Zhang, J. et al. Methods to predict osteonecrosis of femoral head after femoral neck fracture: a systematic review of the literature. J Orthop Surg Res 18, 377 (2023). https://doi.org/10.1186/s13018-023-03858-7)