Revisione di protesi d’anca, stato dell’arte negli USA

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(immagine di repertorio)

Con l’avanzare dell’età la maggior parte delle persone necessita di una sostituizione di anca: in effetti, la protesi d’anca è estremamente diffusa in Europa, Regno Unito, Canada e Stati Uniti. Proprio in queste settimane, da Oltreoceano arrivano dati interessanti rispetto alla protesizzazione d’anca, una delle procedure maggiormente effettuate negli States, dove si stima che la procedura arriverà a 900.000 casi l’anno entro il 2030.

Con l’aumento delle procedure primarie cresce anche il numero delle revisioni, il cui costo è decisamente maggiore. Per capire le ragioni che portano a un intervento di revisione e i suoi costi, un team di ricerca statunitense ha avviato uno studio ad hoc utilizzando dati del National Inpatient Sample (NIS) relativi agli anni 2012-2018 dai quali sono stati estratti i pazienti over 18 sottoposti a una revisione di protesi di anca.

Il campione considerato è stato poi suddiviso ulteriormente a seconda dell’indicazione clinica che ha portato alla revisione stessa. Per ogni paziente sono stati poi raccolti tutti i dati sociali disponibili, in termini di etnia, copertura assicurativa, età e genere, ma anche quelli sanitari, in termini di dimensioni dell’ospedale che ha condotto la procedura, tipologia di ospedale, tipo di riabilitazione e zona degli States. In tutto lo studio ha selezionato 292.250 procedure di revisione, con un incremento nel periodo preso in esame del 28,1%.
Quali sono le indicazioni cliniche che portano all’intervento? La prima è senza dubbio l’instabilità, riportata nel 20,4% dei casi… con un’incidenza in aumento nel periodo di riferimento.

Seconda ragione per revisionare una protesi d’anca è la mobilizzazione asettica (17,8%), mentre la terza è l’infezione protesica (11,1%). Così come l’instabilità, anche l’infezione protesica è una causa la cui incidenza aumenta nel tempo, mentre il processo è inverso per la mobilizzazione asettica, che ha visto ridursi la propria incidenza nel tempo. Individuata la prima causa di revisione, ovvero l’instabilità protesica, gli autori sono passati alla questione economica: hanno così verificato che fratture periprotesiche e infezioni protesiche sono gli eventi che costano di più a un ospedale, probabilmente per il tempo di ospedalizzazione richiesto. In generale, però, i costi di una revisione si sono ridotti nel periodo preso in considerazione, il che può essere associato all’avvento tecnologico e all’esperienza degli operatori.

Anche il luogo di dimissioni è cambiato nel tempo: nel 2018 i casi di pazienti dimessi verso un centro gestito da infermieri specializzati è diminuito, mentre è aumentato quello dei pazienti dimessi a domicilio: un altro fattore che racconta degli avanzamenti della tecnica di revisione, che consentono ai pazienti di tornare a casa prima, risparmiando nel contempo risorse sanitarie.
Gli autori hanno poi preso in considerazione le tipologie di ospedali coinvolti: di pari passo con il miglioramento degli esiti delle revisioni e dello stato dei pazienti, si osserva anche un aumento dei casi trattati in ospedali universitari cittadini e una diminuzione di quelli condotti in ospedali urbani e decentralizzati… a conferma che la qualità di un intervento, ancor più se complesso, migliora se questo viene effettuato in un centro esperto. Lo studio è open e disponibile su Arthroplasty Today.

(Lo studio: Upfill-Brown A, Hsiue PP, Sekimura T, Patel JN, Adamson M, Stavrakis AI. Instability Is the Most Common Indication for Revision Hip Arthroplasty in the United States: National Trends From 2012 to 2018. Arthroplast Today. 2021 Aug 31;11:88-101. doi: 10.1016/j.artd.2021.08.001. PMID: 34504922; PMCID: PMC8413665)

Stefania Somaré