Alcuni studi sembrerebbero dimostrare che l’obesità favorisce la comparsa di gonartrosi, l’artrosi del ginocchio, anche se sembrerebbe non incidere in seguito sulla progressione della malattia.

Certamente, il peso maggiore agito sull’articolazione determina dolore. Dal momento che l’obesità è una condizione sempre più diffusa anche in Europa e in Italia, è interessante chiedersi come affrontare le sfide che essa porta, anche nella cura dell’artrosi, che è per lo più di carattere conservativo.

Sappiamo, infatti, che la sostituzione di ginocchio per artrosi deve avvenire solo quando il dolore è estremamente debilitante, il movimento è seriamente compromesso e gli interventi conservativi hanno fallito.

Uno studio australiano ha cercato di individuare le difficoltà incontrate dai pazienti obesi alle prese con un programma di esercizio domiciliare e dai loro fisioterapisti (Lawford BJ, Bennell KL, Allison K, Schwartz S, Hinman RS. Challenges with strengthening exercises for people with knee osteoarthritis and comorbid obesity: a qualitative study with patients and physiotherapists [published online ahead of print, 2020 Sep 4]. Arthritis Care Res (Hoboken). 2020;10.1002/acr.24439. doi:10.1002/acr.24439).

Lo studio, di tipo controllato randomizzato, ha messo a confronto due programmi della durata di 12 settimane: in entrambi i casi i 22 pazienti coinvolti sono stati sottoposti a cinque visite prima di iniziare il programma di esercizi.
Alla fine della sperimentazione ciascuno di loro è stato intervistato telefonicamente per capire quali ostacoli avesse incontrato lungo il percorso.
Lo stesso vale per i fisioterapisti.

I tipi di difficoltà incontrati sono stati principalmente di tre tipi: difficoltà psicologiche, legate alla paura del dolore o di non poter sostenere il programma di allenamento; false convinzioni sugli esercizi; difficoltà fisiche, dovute per esempio alla complessità del programma ma anche ad altre malattie presenti nel paziente e al peso corporeo stesso, nel superare le sfide, per le quali i pazienti andrebbero incentivati, rassicurati, educati e sostenuti, mentre i programmi dovrebbero essere personalizzati.
Questo studio potrebbe aiutare a definire meglio l’ideazione di programmi di allenamento domiciliare per questa categoria di pazienti.

Stefania Somaré